sabato 23 novembre 2013

I cani e i segnali calmanti





Purtroppo ancora tante persone pensano che nell’educazione del cane  sia importante stabilire la propria predominanza su di lui e che sia necessario essere il capobranco, con metodi intimidatori e punitivi, che sottomettano il cane.
Ma ormai da parecchio si è capito che con il metodo “gentile” si possono insegnare al cane i comportamenti graditi e modificare quelli sgraditi con la collaborazione e non con la costrizione.
Il metodo gentile si basa sul “rinforzo positivo”. Ad esempio quando il cane si siede, gli si dà qualcosa di gradito. I bocconcini sono l’informazione iniziale data al cane. Il cane fa qualcosa, scopre che quel certo comportamento è vantaggioso e gli permette di ottenere qualcosa che gli piace e così ripete il comportamento ed è felice di ripeterlo perché ottiene quello che vuole.
Per costruire una relazione serena con il cane è necessario essere la sua guida, la sua base sicura. Sviluppare fiducia ed empatia è fondamentale affinché il vostro cane sia in grado di affidarsi a voi e seguire le vostre indicazioni.

 Maja, Joy e Gea

Conoscere il linguaggio del cane ed essere in grado di comunicare efficacemente con lui è uno degli elementi essenziali per costruire una buona relazione e sviluppare un rapporto di fiducia.
I cani sono animali di branco e usano un linguaggio per comunicare tra loro, che consiste in una serie di segnali che utilizzano la coda, le orecchie, il muso, il corpo con movimenti ed espressioni specifici.
I più importanti segnali sono i “segnali calmanti”, ereditati dai lupi ed usati dai cani per risolvere i conflitti all’interno del branco, calmando se stessi e calmandosi a vicenda. Vengono usati preventivamente, per evitare minacce, placare il nervosismo e la paura. In pratica il cane usa i segnali calmanti per fare amicizia e stare bene con se stesso, con gli altri cani e con gli umani.
Conoscere i segnali calmanti aiuta a capire molto meglio il proprio cane, a sapere come si sente e anche ad interagire con tutti gli altri cani e se li utilizzeremo anche noi, miglioreremo sicuramente il nostro rapporto con loro.
Ecco alcuni di questi segnali:

Girare la testa


La rotazione della testa può essere appena accennata e può essere un movimento veloce della testa da un lato, oppure può essere una rotazione completa e la testa può rimanere girata per un po’. Questo segnale viene utilizzato quando un altro cane si avvicina, magari troppo velocemente e serve a dire all’altro di calmarsi. Infatti se ci si piega in avanti su un cane, soprattutto se non lo si conosce, probabilmente lui girerà la testa di lato, esprimendo disagio. Davanti ad un cane che abbaia o ringhia è bene girare la testa di lato.
Un segnale simile al girare la testa è distogliere lo sguardo. Se un cane viene verso di noi abbaiando o ringhiando, nell’impossibilità di girare la testa, è bene guardare altrove.

Voltarsi di lato o di spalle

Questo è un segnale molto forte utilizzato dai cani per calmare la situazione, ad esempio può essere utilizzato da un cane infastidito dalla troppa esuberanza del compagno di gioco, ad un certo punto voltandosi di lato o dando le spalle . Può essere usato anche da un cane che si vede arrivare incontro velocemente un altro cane, che magari gli ringhia. Se un cane mostra aggressività nei nostri confronti è bene girarsi di lato e se ci salta addosso, magari anche solo per gioco, ma in maniera fastidiosa, basta voltargli le spalle e si fermerà.

Leccarsi il naso

Leccarsi il naso è un altro segnale calmante molto utilizzato nell’approccio tra due cani. Si tratta di un movimento veloce della lingua e nell’interazione con gli umani può essere usato dal cane quando ci si china sopra di lui o lo si abbraccia o si usa un tono irritato per parlargli.

Immobilizzarsi

Quando un cane più grosso si avvicina troppo, annusandolo ovunque, quello più piccolo si immobilizza e non muove più un muscolo, in qualsiasi posizione si trovi.

Camminare e muoversi lentamente

Questo segnale ha un forte effetto calmante e viene messo in pratica rallentando tantissimo ogni movimento. Il cane lo mette in atto, per cercare di calmare la situazione, vedendo un altro cane che non sembra amichevole o quando un umano urla e gesticola. Per evitare di spaventare ulteriormente un cane già impaurito, muoversi sempre lentamente.

Abbassarsi sulle zampe anteriori


Questa specie di inchino di solito è un invito al gioco, ma se il cane resta fermo in questa posizione si tratta di un segnale calmante per fare amicizia, magari con un cane particolarmente nervoso o con un altro animale più grande come ad esempio un cavallo. Imitare questo comportamento per noi umani corrisponde a stirare le braccia verso il basso.

Sedersi

Il solo fatto di sedersi è per il cane un segnale di calma. Il cane può utilizzarlo con un altro cane che lo mette a disagio o con l’umano che lo chiama urlando. Se un cane è diffidente con le persone che arrivano in casa, un’ottima strategia è quella di far sedere gli ospiti.

Sbadigliare


Situazioni stressanti come andare dal veterinario o un litigio famigliare o abbracciare troppo stretto un cane possono metterlo a disagio e provocare lo sbadiglio. Lo sbadiglio è un segnale calmante che possiamo utilizzare anche noi con successo per calmare un cane quando si sente insicuro, impaurito o stressato. Sbadigliando vistosamente potremo tranquillizzare un cane che ha paura di noi, in quanto estranei oppure un cane che, giocando, si è eccitato troppo.

Camminare curvando


I cani di solito non si vanno incontro dritti uno verso l’altro, questo è considerato scortese e quindi cercano di evitarlo. Di solito si avvicinano ad un altro cane descrivendo una curva e questo serve a far sentire l’altro a proprio agio, a far capire che non si hanno cattive intenzioni. Anche noi possiamo utilizzare questo segnale calmante quando abbiamo a che fare con un cane aggressivo o pauroso, andando verso di lui cambiando leggermente direzione per arrivare a lato del cane. Quando ci accorgiamo che il cane è a disagio nell’incontrarci, ad esempio si lecca il naso o gira lo sguardo altrove, basterà andare verso di lui cambiando direzione, distogliendo lo sguardo e curvando per andargli vicino a lato.

Mettersi in mezzo

Quando due individui sono in una situazione di tensione, siano cani o persone o cani e persone, molti cani intervengono mettendosi in mezzo per evitare il conflitto. Molto spesso succede quando due persone ballano o quando si esagera con le effusioni e allora ecco che il cane interviene mettendosi in mezzo. Succede anche quando due cani sono un po’ tesi e si stanno addosso, un altro cane interverrà per calmarli, mettendosi in mezzo. Per noi questo è un segnale calmante facile da usare, ponendoci fisicamente in mezzo tra il cane e ciò che lo turba e gli provoca nervosismo e disagio.

Questi e anche molti altri come schioccare le labbra, alzare una zampa o leccarsi le facce sono i segnali calmanti più utilizzati dai cani. Esistono anche altri segnali e alcuni sono di minaccia come fissare negli occhi, camminare dritti verso qualcuno, sovrastare l’altro, mostrare i denti, abbaiare e ringhiare. Sapere questo ci aiuta a capire come relazionarci meglio con i cani, ad esempio possiamo capire meglio perché non è bene avvicinarsi ad un cane che non si conosce andando dritto verso di lui, fissandolo negli occhi ed abbassandosi verso di lui dall’alto, sovrastandolo!
Esercitandoci ad osservare il nostro e gli altri cani potremo individuare  sempre di più i segnali con i quali comunicano ed imparare il loro linguaggio. Dedicando un po’ di tempo all’osservazione saremo in grado di cogliere sempre più segnali ed impareremo anche come poterli usare noi stessi per avvicinarci sempre più alla perfetta relazione uomo-cane. I cani hanno una straordinaria abilità nel risolvere i conflitti e nell’aiutare gli altri a comportarsi bene. I cani sono eccezionali in materia di comunicazione e cooperazione, abbiamo molto da imparare da loro.


I segnali calmanti sono stati studiati, alla fine degli anni 80, da Turid Rugaas, fondatrice e dirigente di un importante centro di educazione cinofila in Norvegia.


Il suo lavoro è orientato alla ricerca e allo sviluppo dei suoi metodi di training applicati all’educazione di base del cane, all’attività agonistica ed all’educazione dei cani da salvataggio. Turid Rugaas è richiestissima in tutto il mondo per corsi e conferenze sul suo metodo di educazione e addestramento “gentile” del cane.
Uno dei suoi libri, tra i best seller del settore specifico, è “L’intesa con il cane: I segnali calmanti” edito da Haqihana, dal quale ho tratto questo post e che vi consiglio di leggere per gli approfondimenti. 

                                L'intesa con il cane: I segnali calmanti

mercoledì 20 novembre 2013

Conoceme, un nuovo premio

Qualche giorno fa ho ricevuto da Jessica di Creationyume un nuovo premio con una grafica molto carina



Ringrazio moltissimo Jessica per aver pensato a me! E' sempre un piacere sapere che quello in cui credi e al quale dedichi il tuo tempo per scriverne sul blog, venga apprezzato!
Jessica crea oggetti molto carini, tra cui orecchini e ciondoli in rame molto particolari......visitate il suo blog!
Come tutti gli altri premi, anche questo ha lo scopo di dare maggior visibilità a blog meritevoli ma ancora poco visitati. Però, diversamente dagli altri, questo ha un vantaggio in più.....non ci sono complicatissime ed impegnative regole da seguire! Soltanto riassegnare il premio ad altri 14 blog!
E' quindi con piacere che riassegno questo premio ad alcuni blog (mmm...un po' meno di 14...) che ho "incontrato" ultimamente e che mi piacciono molto:

Vegan: Tanti amici con l'insalata
Arte in legno
Mamma, vieni!
Barucca di una zucca
Creazioni in bottega 
Il gufo sul comò 
Altro che insalata
Cosmesi Bio e Natura 
  
Visitateli, meritano!
A presto



sabato 16 novembre 2013

Torta ai corbezzoli


Ho ricevuto in regalo dei corbezzoli appena colti dalla pianta e, insieme a loro, la ricetta per farne una torta. La ricetta che mi è stata data prevede l'uso delle uova, ma io le ho facilmente sostituite con una banana.
...ecco il risultato...


...ed ecco la ricetta...

Ingredienti:
  • 200 gr. di farina 0
  • 30 gr. di amido di mais
  • 110 gr. di zucchero di canna
  • 100 gr. di olio di mais
  • 160 gr. di latte di riso
  • 1 banana
  • 1 cucchiaino di vaniglia bourbon in polvere
  • 1 bustina di lievito (cremor tartaro)
  • 300 gr. di corbezzoli
 Per prima cosa pulire e lavare i corbezzoli e metterli da parte.



Mettere in una ciotola capiente lo zucchero con l'olio e amalgamare con una frusta fino a formare una crema. Aggiungere la farina e l'amido di mais e mescolare bene. Aggiungere gradualmente anche il latte di riso, mescolando con la frusta. Infine aggiungere al composto anche la vaniglia ed il lievito e amalgamare bene.
Versare i corbezzoli nel mixer insieme alla banana e frullare.


Versare il composto di corbezzoli e banana nell'impasto, mescolando bene per incorporarlo.


Imburrare ed infarinare una tortiera, versarci dentro l'impasto ed infornare nel forno precedentemente riscaldato a 170° per circa 40 minuti. Per essere certi che la torta sia pronta fare la prova stecchino, se infilandolo nel centro della torta, quando esce è asciutto, è pronta!
Enjoy! :-)



martedì 12 novembre 2013

La vita emotiva degli animali da fattoria



Circa un mesetto fa mi telefona mia sorella e mi dice: “sai adesso abbiamo anche una maialina” e io: “come una maialina? Ma da dove viene?” E lei mi risponde: “ ce l’ha regalata un nostro amico che è venuto a cena da noi, ha due mesi”.

Ma io dico…..MA COME SI FA A REGALARE UNA MAIALINA!?!?!!!! Ma non è mica un oggetto, un soprammobile o una scatola di cioccolatini che omaggi al padrone di casa! 

Così continuando a parlare con mia sorella al telefono scopro che la maialina proviene da un allevamento da carne, che diventerà circa 300 Kg. e che le è stata regalata per la prossima grigliata! (ovviamente non ho potuto fare a meno di insultare mentalmente – e anche un po’ verbalmente – il cretino in questione!)
Mia sorella, seppur onnivora, non ha intenzione di mangiare la maialina (per fortuna!!!) e l’ha sistemata provvisoriamente in una parte del pollaio in attesa di poter costruire un recinto.
Ovviamente lei e suo marito non sanno minimamente come gestirla, non sanno che i maiali sono animali molto sensibili e molto intelligenti, cerco di sensibilizzarli, inviando loro foto, video, testimonianze di come i maiali  possano essere amichevoli ed affettuosi, se gli si dà la possibilità di relazionarsi.
Premesso che non abitiamo vicini, una settimana fa sono riuscita ad andarli a trovare e a conoscere Pink (così l’hanno chiamata) e mi si è stretto il cuore …. vedere questa dolcissima maialina rosa dagli occhi profondi rinchiusa lì, in quattro metri quadrati è stato tristissimo e il suo bisogno di contatto era molto evidente! Da allora, con molta tristezza, sono tornata a riflettere su come gli esseri “umani” considerino gli animali da fattoria come oggetti a proprio uso e consumo e non come esseri senzienti in grado di provare emozioni proprio come noi.

E mi è tornato in mente un libro che ho letto qualche tempo fa e del quale vi voglio parlare.
Si tratta di “Il maiale che cantava alla luna - La vita emotiva degli animali da fattoria” scritto da Jeffrey Moussaieff Masson.

                                                               Il maiale che cantava alla luna

Su questo libro è stato girato il documentario “La vita emotiva degli animali da fattoria” prodotto da Earth View Production e Animal Place.


Il maiale del titolo è Piglet, una scrofa che viveva sulla spiaggia ad Auckland, in Nuova Zelanda. Piglet era sensibile, intelligente e socievole,  adorava nuotare e le piacevano le grattatine sulla pancia che le davano i bambini che andavano a trovarla sulla spiaggia. La sua vita emotiva era particolarmente evidente, amava la musica e, durante le notti di luna piena, emetteva versi come se stesse veramente cantando alla luna.

Il libro tratta di come gli animali da fattoria, maiali, mucche, pecore, polli siano capaci di sentimenti complessi come l’amore, l’amicizia, la tristezza, il dolore. Viene spiegato come ogni animale da fattoria sia un individuo a sé, con il proprio carattere e la propria sensibilità, proprio come per gli esseri umani. 

L’autore, per la stesura del libro, trae spunto da studi scientifici, dalla storia, dalla letteratura e dagli incontri avuti con allevatori e animalisti.

Nel libro viene descritta la triste vita degli animali da fattoria. Mucche mantenute continuamente gravide per garantire la produzione di latte, alle quali vengono sottratti i vitelli appena nati, per venire poi munte intensivamente per alcuni anni e infine uccise molto prima dell’invecchiamento naturale, perché ormai improduttive a causa dell’intenso sfruttamento. Maiali sedati e mantenuti al buio in enormi capannoni che non possono far altro che mangiare tutto il giorno, ingrassati fino a divenire immobili, costretti a vivere in spazi piccolissimi,  con le code amputate ed i denti estirpati. Pulcini scaraventati in giganteschi capannoni illuminati da luce artificiale, stipati uno addosso all’altro, a vivere la loro breve esistenza di un mese, età in cui vengono macellati. Oche spiumate vive due o tre volte l’anno e poi nutrite forzatamente con lo scopo di produrre il patè de foie gras.

Ma perché siamo così ignoranti riguardo la vita degli animali d’allevamento ed ai loro comportamenti più comuni? Perché ignorarli ci conviene, è più facile distaccarsi da chi stiamo mangiando, se non ne sappiamo niente.

Tutti questi animali, al pari dei nostri animali domestici, dimostrano di avere una complessa ed intensa vita emotiva. Non sempre possiamo vedere queste emozioni, perché non ne siamo capaci o perché non mettiamo gli animali in situazioni in cui possano esprimerle. Tutto questo viene dimostrato dall’autore, attraverso storie di animali salvati dagli allevamenti o da situazioni di maltrattamento ed ospitati nelle fattorie rifugio che ha visitato, luoghi dove possono vivere il resto della loro vita accuditi, rispettati ed amati senza essere sfruttati per la carne, la pelle, le uova, il latte. Attraverso questi racconti affascinanti vengono evidenziati i comportamenti naturali, le regole sociali, l’istinto materno, la capacità di comunicazione, l’intelligenza e l’emotività di questi animali, caratteristiche che possono emergere solamente in un contesto che lo permetta. C’è il racconto di un maiale che salva la sua proprietaria, di un altro caduto in depressione a seguito dell’allontanamento dai suoi amici maiali, di una mucca capace di rispondere a comandi vari come un cane, una capra che corre a chiamare aiuto per liberare una compagna impigliata tra i rovi, un pollo, amico di una anziana gallina quasi cieca, che cade in depressione e si lascia morire in seguito alla morte della gallina.

Queste storie portano a considerazioni che ci impongono una riflessione: è giusto allevare animali per mangiarli? È giusto che un animale, anche ponendo che gli si offra una vita piacevole, venga ucciso per finire sulla nostra tavola? Appurato che anche gli animali da fattoria hanno una vita emotiva e mirano ad essere felici, è giusto segregarli, privarli della loro libertà, privarli della possibilità di esprimere l’istinto materno, mettere in atto pratiche crudeli di vario tipo nei loro confronti e infine ucciderli a nostro uso e consumo? Anche se allevati per essere uccisi, la loro capacità emotiva è la stessa, hanno ricordi, soffrono e provano dolore. Chi siamo noi per escludere con arroganza umana la profondità e l’importanza di questi sentimenti?

Come dice l’autore, la questione non è “che cosa”, ma “chi” state mangiando.

Riporto tal quale la conclusione del libro, in quanto mi pare un’ottima conclusione:

“Soltanto le gigantesche multinazionali traggono profitto da questo disinteresse per gli animali, la salute umana e l’ambiente. Gli animali d’allevamento ci accompagnano ormai da diecimila anni, ma permettiamo loro di vivere come preferiscono solo in minima parte, se non per niente. Il minimo che dobbiamo loro è non distruggere il pianeta dal quale dipendiamo con la nostra avidità miope e l’indifferenza verso la sofferenza umana e animale.  Dobbiamo cambiare idee e comportamenti per noi stessi, per gli animali che abbiamo addomesticato e poi schiavizzato, per le generazioni future, e capire che non si può dormire la notte quando il nostro prossimo,  umano o animale, patisce sofferenze indicibili (a meno che non abbiamo fatto il possibile per alleviare la sua pena). Il prezzo di questo sonno pacifico non è eccessivo; il costo della superficialità, invece, potrebbe essere catastrofico. Per una volta cerchiamo di essere saggi, giusti e compassionevoli. Non ci resta altro da fare.”



sabato 9 novembre 2013

Sapone After Eight


Oggi, mentre sistemavo l'ultima mia creazione ormai pronta da usare dopo i necessari quaranta giorni di stagionatura,


mi sono resa conto di non aver ancora scritto un post sui miei saponi!

Così, visto che questo sapone mi piace molto ed il suo profumo sembra veramente quello dei cioccolatini After Eight, ho deciso di scrivere un post su questo sapone al cioccolato e menta.

Per farlo ho utilizzato l'olio di cocco biologico, che è molto nutriente ed ha un ottimo potere schiumogeno, l'olio di crusca di riso biologico, ricco di antiossidanti e con proprietà idratanti e ristrutturanti e l'olio di ricino biologico, che produce una schiuma densa e molto cremosa. 
Ho poi aggiunto burro di cacao biologico, nutriente e protettivo e burro di karitè biologico, che nutre in profondità, ristruttura il tessuto e dona elasticità alla pelle.

Dopo aver riscaldato gli olii ed i burri ed aver atteso il raffreddamento di acqua e soda, li ho miscelati insieme con il frullatore fino a raggiungere la fase di nastro, fase in cui si aggiungono gli ingredienti come i coloranti, gli olii essenziali ed i nutrienti aggiuntivi.

Io, in questa fase, ho diviso la pasta di sapone in due ciotole e in una ho aggiunto burro di cacao biologico non filtrato per dare ulteriore potere nutriente al sapone, cacao in polvere biologico per profumare e colorare e aroma di cioccolato per profumare. 
Nell'altra ciotola ho aggiunto burro di cacao biologico filtrato come nutriente aggiuntivo, un cucchiaio di farina di riso biologica per fissare la profumazione, clorofilla in polvere per colorare di verde e olio essenziale biologico di menta per profumare.

Ho quindi versato la pasta di sapone al cioccolato nello stampo e poi ho aggiunto quella alla menta ed ho mescolato leggermente per dare l'effetto variegato.

Dopo due giorni nello stampo e quaranta di stagionatura, questo è il risultato:


lunedì 4 novembre 2013

Shampoo solido



Perché uno shampoo solido?

Innanzitutto perché non ha bisogno di un contenitore e quindi aiuta a ridurre i rifiuti …… niente flacone di plastica, così si inquina meno!

Poi è più pratico da trasportare, in vacanza, nella borsa per la piscina o la palestra e anche in aereo, nel bagaglio a mano …. nessun problema … è solido!

Infine, cosa più importante, ce lo possiamo fare da soli, con ingredienti naturali e, non essendo liquido, senza bisogno di conservanti.

Si usa sfregandolo direttamente sui capelli bagnati fino a formare la schiuma, poi si massaggia e si risciacqua normalmente.


Ecco la ricetta per uno shampoo tonificante.




Ingredienti (per 2 panetti da 40 gr. cad.):


  • gr. 64,2 sodium coco sulfate
  • gr. 8 acqua minerale
  • gr. 2 olio vegetale di sapote
  • gr. 2 olio vegetale di ricino
  • gr. 1,6 provitamina B5 (pantenolo)
  • gr. 1,6 olio essenziale di pompelmo
  • gr. 0,4 olio essenziale di menta verde  
  • gr. 0,2 olio essenziale di nardo.
 
Il sodium coco sulfate è un tensioattivo vegetale derivato dall’olio di cocco. E’ l’alternativa naturale al sodium lauryl sulfate, tensioattivo molto aggressivo normalmente contenuto negli shampoo in commercio.

L’olio vegetale di sapote stimola la crescita dei capelli, ne rallenta la caduta, è districante e apporta brillantezza.

L’olio vegetale di ricino fortifica i capelli, rigenera e reidrata i capelli rovinati da permanente e tintura, ne stimola la crescita.

Il pantenolo ripara e fortifica i capelli, li rende più brillanti e più facili da pettinare, calma le irritazioni del cuoio capelluto.

L’olio essenziale di pompelmo rallenta la caduta dei capelli e li fortifica, quello di menta verde è tonificante e quello di nardo stimola la crescita dei capelli, migliora la circolazione del cuoio capelluto, è antibatterico


Procedimento:


Il sodium coco sulfate può essere irritante durante il riscaldamento ed è quindi meglio indossare dei guanti in lattice per la manipolazione.


Far fondere il sodium coco sulfate a bagnomaria insieme all’acqua a fuoco dolce, girando e schiacciando la preparazione contro le pareti del contenitore con un cucchiaino durante tutto il riscaldamento, fino a formare una pasta omogenea.

Sempre a bagnomaria incorporare l’olio di sapote e di ricino e mescolare bene per amalgamare.

Togliere dal fuoco, aggiungere la provitamina B5 e mescolare bene.

Aggiungere gli olii essenziali, uno per uno, amalgamando bene dopo ogni aggiunta.

Oliare leggermente gli stampi prescelti (io uso i contenitori piccoli degli yogurth e ottengo 2 shampoo tondi tipo Lush) e riempirli con la preparazione ottenuta, cercando di pressare il più possibile per evitare le bolle d’aria.

Far raffreddare per 15 minuti nel congelatore.

Passati i 15 minuti, togliere dal congelatore e sformare gli shampoo. Lasciare seccare 2 giorni all’aria prima di utilizzarli.
Possono essere conservati circa 3 mesi.


Potete trovare gli ingredienti necessari su Aroma Zone


Potete verificare la tipologia degli ingredienti nel biodizionario

Chi volesse provare questo shampoo, ma non se la sente di dedicarsi all'autoproduzione può trovarlo in vendita nel mio shop DaWanda

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...