domenica 20 settembre 2015

Il caos apparente di un orto sinergico

Per chi è abituato a vedere gli orti tradizionali, con gli ortaggi piantati in file ordinate, un orto sinergico può apparire come un caotico miscuglio di piante.


Gli orti tradizionali in cui l'uomo razionalizza le colture e mette le piante in riga, tutte dello stesso tipo dà certamente una sensazione visiva di ordine, mentre in un orto sinergico apparentemente regna il caos, ma in questo caos la natura si esprime al meglio e svolge egregiamente il suo compito, regalandoci i suoi frutti, in un contesto più piacevole e profumato.


In un orto sinergico si trovano piante di diverse famiglie, una vicina all'altra, come i fagioli arrampicati sul mais o la calendula in mezzo ai cetrioli o ancora il basilico ai piedi dei pomodori o la salvia e la menta affiancate alle zucchine, ognuna a dare il suo contributo, così come avviene in natura.....in nessun ambiente naturale si potrà trovare un'unica specie, perchè un ecosistema sano necessita della sinergia di più specie!


Un orto sinergico è ricco di piante in ogni periodo dell'anno, piante destinate all’alimentazione, aromatiche, ornamentali e officinali, a differenza di un orto tradizionale, quello sinergico permette la convivenza di piante stagionali e piante perenni, in vari stadi di sviluppo.
Mentre stanno per terminare il loro ciclo gli ortaggi estivi, io nel mio orto ho seminato gli spinaci, le carote, le cipolle, la valeriana, le barbabietole, la catalogna, che cresceranno tra il timo, la salvia, l'origano, la calendula, le fragole, con ancora qualche pomodoro qua e là o qualche cetriolo finchè termineranno il loro ciclo.


Timo
Timo


Origano
Salvia e insalata

Basilico, fragole e pomodori
Fagiolini e menta in fiore

L'orto sinergico fa della consociazione uno dei maggiori punti di forza perchè con questo sistema ogni pianta può svolgere il proprio compito, come ad esempio aglio e cipolla che hanno proprietà antibatteriche e formano una barriera protettiva per le altre coltivazioni, i fiori come calendula, nasturzio e tagete che attirano insetti benefici e svolgono azione antibatterica, allontanando anche i parassiti dagli ortaggi o le leguminose che arricchiscono il terreno di azoto. 

Tagete
Calendula
Calendula

Inoltre la consociazione permette di occupare meglio lo spazio, ad esempio consociando specie a ciclo breve con altre a ciclo lungo come ravanelli e carote, e di avere una migliore copertura del terreno che riduce lo sviluppo di erbe spontanee.

In un orto sinergico la vita pulsa ovunque, nelle piante e nel terreno. 


Sotto la pacciamatura di paglia lombrichi, microrganismi, batteri e funghi si aggirano indaffarati per arricchire la terra e la terra a sua volta fa crescere le piante, le quali in un ciclo continuo ricreano suolo fertile attraverso i propri essudati radicali e i residui organici, in una continua sinergia.

Il bello di un orto sinergico è che non muore mai, si trasforma costantemente, dietro l'apparente caos. 

In un orto tradizionale le piante, alla fine del ciclo produttivo, vengono sradicate e l'orto all'improvviso resta vuoto, la terra nuda, pronta per la vangatura che uccide lombrichi e microrgasnismi....la natura, perfetta, viene invasa dall'uomo con i suoi attrezzi per restare poi nuda e senza vita.
In un orto sinergico invece si lascia che la natura segua i suoi cicli, di vita, morte e rinascita, riutilizzando tutto, che viene trasformato. 
In un orto sinergico quando una pianta sta terminando il suo ciclo vitale, inizia quello di un'altra pianta.
Le piante non vengono sradicate, ma tagliate alla base, affinchè le radici restino a decomporsi nel terreno arricchendolo ed arieggiandolo naturalmente, la pacciamatura di paglia viene man mano inglobata nel terreno così che possa diventare nutrimento, così come i residui di foglie ed altre parti delle piante.

Insomma, per concludere, il caos di un orto sinergico è solo apparente perchè in realtà quello che siamo abituati a vedere in un orto tradizionale è solo il nostro concetto di ordine, l'idea che sia ordinato solo ciò che è separato, raggruppato e messo in fila e questo concetto ci dà in qualche modo sicurezza.

Ma ciò che a noi sembra caos è in realtà l'ordine perfetto della natura e la sua vita pulsante!

Vi lascio qualche altra foto del mio giovane orticello sinergico :-)

Luffa e pomodori
Cicoria in fiore


Bietole selvatiche intorno all'orto
Altre bietoline

Pomodori e cetrioli
Cetrioli e peperoncini


Sedano nato dal gambo di un altro
Sedano cresciuto con lo stesso sistema



Fagiolini rampicanti
Visione d'insieme


Finocchi
Insalata


Luffa
Luffa e ciliegini


Peperoncini e fagioli
Pomodori cuor di bue


Un'altra visione d'insieme
Cavoli e basilico


Fragole ai piedi dei pomodori




domenica 13 settembre 2015

Accogliere.....




In queste ultime settimane su giornali, telegiornali, internet e qualsiasi altro mezzo di informazione si sono susseguite un'infinità di notizie sull'emergenza umanitaria in corso in tutta Europa riguardante migranti e rifugiati.
Ci troviamo davanti al più grande fenomeno migratorio mai visto.
Persone disperate costrette a lasciare il proprio paese, in fuga da guerre, dittature spietate, torture ed un'infinità di violazioni dei diritti umani, che rischiano la propria vita affrontando estenuanti viaggi strapagati a trafficanti senza scrupoli.... in mare, stipati su barconi o via terra, nascosti dentro i camion, ognuno con la propria storia, le proprie paure, i propri sogni.
Le tragedie sono ormai all'ordine del giorno, morti in mare o su camion abbandonati e le foto di bambini annegati ritrovati sulla spiaggia risvegliano anche la coscienza di chi finora non si era preoccupato affatto di queste anime disperate.
Nonostante questo risveglio della coscienza collettiva, purtroppo  capita ancora spesso di sentir dire o leggere sui social anche molti commenti irripetibili, totalmente privi di umanità, compassione, solidarietà e carità.
Ma io amo pensare che questa sia solo una minoranza e che la maggior parte delle persone sia ancora capace di provare empatia verso chi sta vivendo il dolore di una vita colpita da grandi tragedie. 
E fortunatamente ho letto anche articoli che vanno oltre al dibattito sul come e se sia giusto accogliere chi fugge dal proprio paese e raccontano di una bella Umanità, di persone compassionevoli che danno per scontato che chi è in difficoltà debba essere aiutato, comuni cittadini che decidono di dare il loro aiuto, offrendo ospitalità, cibo, acqua, vestiti, elettricità.
Se la politica latita, i comuni cittadini di tutto il mondo si rimboccano le maniche, compiendo piccoli grandi gesti di solidarietà.
Certo questo grande fenomeno migratorio non sarà temporaneo e la sua gestione nel lungo periodo dovrà necessariamente prevedere una politica che miri a cambiare le condizioni politiche, economiche e religiose dei paesi da cui provengono gli immigrati, ma nel frattempo è nostro obbligo morale accogliere chi bussa, disperato, alla nostra porta.

Riporto qui il testo di un articolo, quello di Internazionale, che a me è piaciuto molto perchè racconta semplicemente  di queste Grandi Persone che vanno oltre le parole, che fanno i fatti  e danno un senso alla parola "accoglienza" e che sono spesso l'unico aiuto per migranti e rifugiati, quell'aiuto che dovrebbe essere garantito dai governi ma che purtroppo non c'è.
Su queste persone c'è da riporre la fiducia e la speranza per una nuova Umanità, più giusta per tutti, al di là di confini e frontiere!



"Padre Efstratios Dimou è un prete ortodosso di 57 anni. Tutti lo chiamano Papa Stratis. Vive nel villaggio di Kalloni, sull’isola di Lesbo, in Grecia. “Ogni giorno arrivano tra le cento e le duecento persone”. Rifugiati che hanno bisogno di aiuto. Papa Stratis, insieme a un gruppo di volontari, gli dà pane, acqua, latte, scarpe, vestiti, coperte, lenzuola.  Dominique Mégard ha 66 anni. È un informatico in pensione e vive nel nord della Francia. Va tutti i giorni nell’accampamento di Calais con un paio di generatori elettrici, così i migranti che vivono lì possono ricaricare i loro telefoni e restare in contatto con le famiglie.
Sarah Morpurgo coordina a Londra The bike project, un gruppo di meccanici che ripara vecchie biciclette per i rifugiati che arrivano nella capitale britannica.  Angelique e Onno Bos erano in vacanza a Lesbo con i quattro figli. La sera prima di tornare a casa, in Olanda, hanno deciso di cancellare il volo per restare ad aiutare i rifugiati che per tutta l’estate sono sbarcati sull’isola. Jaz O’Hara ha 25 anni e fa su e giù tra il Kent, dove vive, e Calais, in Francia. Porta gli aiuti che raccoglie tra i suoi amici su Facebook.
Food not bombs è un gruppo di volontari che preparano da mangiare per le famiglie di migranti che arrivano a Budapest: cucinano con gli ingredienti donati dai mercati della città.  Szeged è una città nel sud dell’Ungheria, al confine con Serbia e Romania. Decine di abitanti si sono organizzati per dare assistenza legale ai rifugiati di passaggio. Il gruppo si chiama MigSzol Szeged.
Da mesi decine di volontari si danno il cambio per preparare da mangiare al Baobab di Roma, l’unico centro d’accoglienza in Europa gestito dagli stessi migranti. Mareike Geiling e il suo fidanzato, Jonas Kakoschke, vivono a Berlino. Hanno lanciato un sito, Flüchtlinge willkommen, per mettere in contatto i migranti con i berlinesi che vogliono ospitarli. Più di settecento persone hanno già deciso di aprire le loro case. Fethullah Üzümcüoğlu ha 24 anni, Esra Polat ne ha 20. Si sono appena sposati e hanno deciso di usare tutti i soldi della lista di nozze per dare da mangiare ai rifugiati siriani di passaggio nella loro città, Kilis, nel sud della Turchia, al confine con la Siria. Nelle foto del loro matrimonio li si vede ancora vestiti a festa mentre servono da mangiare a una fila di persone. Quattromila in un pomeriggio. 
In tutta Europa si moltiplicano le storie di comuni cittadini che decidono di accogliere i migranti e di aiutarli, di organizzarsi per fare quello che politici e governi dovrebbero fare ma non fanno. Sono storie che non finiscono in prima pagina e non aprono i telegiornali, ma restituiscono un senso all’idea di Europa." 



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