lunedì 7 ottobre 2013

Metafore e consapevolezza: la rana che finì cotta senza accorgersene



Qualche tempo fa ho letto un libro molto carino che, tramite metafore, aiuta a riflettere in merito alla consapevolezza che abbiamo della realtà che ci circonda e dei comportamenti che mettiamo in atto quotidianamente.
Oggi, cercando un altro libro, mi è capitato per le mani e così ho pensato di condividere una di queste metafore sul blog…

Il libro è di Olivier Clerc e si intitola “La rana che finì cotta senza accorgersene”.



“Immaginate una pentola piena di acqua fredda e dentro una rana che nuota tranquillamente. Si accende il fuoco sotto la pentola. L’acqua si riscalda pian piano. Presto diventa tiepida. La rana trova la situazione piacevole e continua a nuotare.
La temperatura comincia a salire. L’acqua è calda, un po’ più calda di quanto piaccia alla rana ma per il momento non se ne preoccupa più di tanto, soprattutto perché il calore tende a stancarla e stordirla.
L’acqua ora è davvero calda. La rana comincia a trovarlo sgradevole ma è talmente indebolita che sopporta, si sforza di adattarsi e non fa nulla.
La temperatura dell’acqua continua a salire progressivamente, senza bruschi cambiamenti, fino al momento in cui la rana finisce per cuocere e morire senza mai essersi tirata fuori dalla pentola.
Immersa di colpo in una pentola d’acqua a 50°, la stessa rana salterebbe fuori con un salutare colpo di zampa.”



Questa metafora ci fa capire come il peggioramento di una situazione o della nostra condizione personale, se avviene in maniera abbastanza lenta e si sviluppa sul lungo periodo, non provoca in noi alcuna opposizione, perché non ce ne rendiamo neanche conto, in quanto il peggioramento avviene in maniera lenta ed impercettibile. Perché man mano che la situazione peggiora, anche la percezione di tale peggioramento viene meno, perché più si è stanchi e più aumenta la fatica e meno si ha coscienza del declino. Quando ormai la situazione è diventata insostenibile, vorremmo rapidamente tirarcene fuori, come la rana vorrebbe uscire con un balzo dalla pentola, ma siamo talmente indeboliti che non abbiamo la forza per farlo e le soluzioni che applichiamo non sono efficaci.

Tutto ciò è riscontrabile osservando l’oscurità morale e spirituale dell’attuale società in cui viviamo, il degrado ambientale, l’abbruttimento delle persone e dei rapporti umani, la scomparsa della morale e dell’ etica. A livello sociale, assistiamo ad un declino dei valori etici e ad un degrado della società, ma il cambiamento è così lento che pochi lo percepiscono e si indignano per questo. La nostra società materialista e consumistica ci sta “cuocendo” lentamente con il suo slogan del “tutto subito e senza sforzo”, abbruttendoci con i suoi programmi televisivi stupidi e mediocri, distraendoci ed addormentando la nostra coscienza che così non percepisce il lento ma costante degrado. E le persone, come docili rane, si lasciano convincere a restare nel loro brodo, senza neanche accorgersene.    

Da un punto di vista ambientale, la metafora della rana è riscontrabile nell’inquinamento graduale del Mondo, con gli scarichi quotidiani di gas nocivi nell’aria, con l’avvelenamento dei terreni con pesticidi e fertilizzanti chimici, con l’inquinamento dei mari, senza che le persone si rendano conto veramente dell’ avvelenamento che ci stiamo auto-infliggendo.

Anche a livello personale questa metafora può trovare riscontro ad esempio nelle relazioni di coppia, che spesso si deteriorano in maniera lenta e progressiva; le incomprensioni ed i rancori si accumulano negli anni, con trascuratezza, senza che gli si dia importanza, senza che si cerchino soluzioni, fino a che la relazione diventa invivibile.  Le relazioni umane necessitano di cura e di attenzione per restare soddisfacenti e di qualità e se non rimaniamo vigili e pronti a trovare soluzioni strada facendo, ci troveremo ad un punto in cui sarà difficile, se non impossibile, recuperare un rapporto ormai deteriorato.
In alcuni casi si può essere addirittura pentola e rana allo stesso tempo, nel senso che a volte la rana può bollire all’interno di se stessa. Può succedere che nella nostra vita lentamente ci si abbandoni alla routine, che ci si accontenti senza cercare nuovi stimoli, che si rimandino cose nuove da fare, esperienze nuove da vivere perché il nuovo fa un po’ paura ed è più comodo e sicuro ciò che già si conosce, anche se poco soddisfacente. E così, lentamente ed impercettibilmente ci si avvicina sempre più ad una sindrome depressiva, senza neanche rendersene conto, perché un cambiamento lento, se non si presta la giusta attenzione, sfugge alla nostra coscienza. Ma una vita soddisfacente è una vita piena, fatta di esperienze nuove, di nuove emozioni e necessita di un ideale verso il quale elevarci attraverso la ricerca della qualità, il perfezionamento, l’evoluzione.

La metafora della rana nella pentola d’acqua ci rivela che è necessario avere una coscienza sveglia ed attenta per renderci conto del deterioramento lento e impercettibile. Per poter uscire dalla pentola, che altro non è che la trappola del materialismo, del consumismo, della mediocrità, della mancanza di ideali e dell’accettazione passiva, bisogna restare vigili, presenti, consapevoli e prendersi cura di se stessi, delle relazioni con gli altri e con la natura, della propria evoluzione spirituale e morale. Tutto richiede cura, vigilanza,  sforzo; quello di cui non ci si prende cura deperisce, si degrada. E’ necessario  avere un ideale verso il quale elevarsi, un orizzonte migliore verso il quale guardare, così da avere uno scopo per cui attivarsi e tirarsi fuori dalla pentola per tempo, perché se è incosciente e disillusa, alla rana non resta altro che lasciarsi cuocere!

Perciò forse la soluzione è non accontentarsi, della routine, delle apparenze, delle idee preconfezionate, verificare di persona, approfondire e poi essere disposti a rimettere tutto in discussione, compresi noi stessi e le nostre certezze, accrescere la nostra conoscenza, aguzzare la memoria ed essere consapevoli. La consapevolezza è il rimedio, consapevolezza del nostro corpo, dei nostri pensieri, delle nostre emozioni, delle nostre parole. 

Finchè siamo in tempo, diventiamo consapevoli e saltiamo fuori dalla pentola!

 

6 commenti:

  1. Quanto condivido queste tue riflessioni...in pieno.
    Daniela

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  2. Ciao Serena,
    eccomi di nuovo, ti avevo gia' detto che il tuo blog, mi piace tantissimo…. E per questo ho deciso di donarti un premio.
    Ti aspetto su http://coccolatime.wordpress.com

    Ciao
    Coccola

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    Risposte
    1. Si è molto bello quello che dici, solo che il vero degrado riesci a percepirlo solo quando ti accorgi che non ce la puoi fare contro questa epidemia di assuefazione. Sapere che la maggior parte della gente con cui stai parlando assume droghe e che i neuroni sono andati a farsi benedire da un pezzo e che più vivono e più il mondo rotola nelle profondità più scure, allora li si che ti viene la depressione. Allora fai della tua famiglia un guscio protettivo li informi li aiuti a leggere li cresci liberi di scegliere il bene o il male e speri. :))

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    2. Capisco la tua tristezza nel vedere questa "epidemia di assuefazione", come dici tu, anche io spesso mi scoraggio e mi lascio prendere dallo sconforto, ma secondo me non è vero che non ce la puoi fare.....tutti insieme ce la possiamo fare! Tutti insieme, ma ognuno singolarmente....se ognuno di noi si assume la responsabilità della sua vita e delle sue scelte, senza aspettare che altri decidano per noi, saremo come le singole gocce che formano il mare.....come mi è stato detto "le idee sono come virus, una volta che infettano una mente rimangono li in attesa di riemergere" e quindi divulgando le nostre idee "infetteremo" anche la mente delle altre "gocce"! Secondo me è importante vivere la propria vita con consapevolezza, ma poi non chiudersi nel proprio mondo ma condividere le proprie esperienze e cercare di risvegliare le altre rane che stanno cuocendo lentamente nella pentola! Io sono fiduciosa in un'evoluzione spirituale degli animali umani!
      Grazie per aver condiviso il tuo pensiero, buona giornata
      Serena

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