domenica 9 agosto 2015

La decrescita per riscattare la nostra libertà



Ok, l'ho già detto....il mio lavoro non mi piace, perciò forse sono un po' prevenuta nelle mie considerazioni sul lavoro, però in questi giorni stavo riflettendo sul detto "il lavoro nobilita l'uomo".......
e ho pensato: ma davvero?!???!?!??
Quaranta o più anni passati in fabbrica o in ufficio per 8 o 10 ore al giorno,  viaggi in auto o metropolitana e pranzi fatti al bar con un panino o in una saletta aziendale con la "schiscetta" portata da casa nobilitano davvero? 
E' davvero necessario buttare così tutto quel tempo a fare qualcosa che non è in linea con il nostro "essere" e il nostro "sentire" per guadagnare mille euro al mese?
Quei mille euro al mese che spendiamo per riempire di cose inutili il carrello del supermercato approfittando di offerte 3x2 oppure per comprare a caro prezzo il vestito firmato, l'ultimo modello di cellulare o la macchina nuova a rate.

Il consumo è considerato il criterio per misurare il livello di sviluppo di una società, ma questo ha senso solo se questo consumo è legato ai reali bisogni di una società, mentre quando i bisogni sono in realtà bisogni indotti e diventano capricci non si sta più misurando se quella società ha una vita dignitosa e di buona qualità, ma solamente il guadagno ed il potere delle aziende che producono beni.
Abbiamo creato questo sistema economico e continuiamo ad alimentarlo restandone schiavi e se non ci adeguiamo ci sentiamo diversi, se viviamo al di sotto delle nostre possibilità economiche e non compriamo compulsivamente quasi ce ne vergognamo.
Non sappiamo neanche più attribuire il giusto valore alle cose che compriamo, ma se questo valore lo misurassimo con le ore del nostro lavoro che sono occorse per comprarle ci renderemmo conto della nostra schiavitù!



Un sistema basato sulla crescita ed il consumismo non migliora le condizioni di vita, ma accentua le diseguaglianze socio-economiche della popolazione. 

Credo sia davvero ora, in questo momento storico, di fermarsi a riflettere sul fatto che basterebbe consumare meno e meglio per poter lavorare meno e godere meglio del tempo libero che ne consegue, ottenendo così una migliore qualità di vita.
E' essenziale capire che il lavoro dovrebbe permetterci di vivere e migliorare le nostre condizioni di vita, non renderci schiavi solo per poterci sentire parte del branco di consumatori!
La mancanza di informazione ci rende plasmabili e fonte di guadagno per i potenti del mondo.
Spesso si pensa che come singoli non si possa fare alcuna differenza e così non si fa nulla per cambiare,  ma i nostri gesti quotidiani e le nostre scelte sono importantissimi per riuscire a cambiare il sistema e a migliorare le condizioni di vita dell'intera umanità, degli animali e dell'ambiente.

Una delle più importanti scelte che facciamo quotidianamente è quella di come fare la spesa.
Ad esempio scegliere di non comprare prodotti di marche pubblicizzate significa risparmiare il costo aggiuntivo della pubblicità che è sempre incluso nel prezzo di vendita e ricade sempre sul consumatore. Spesso si dà più credito al nome di un prodotto solo perchè lo si è visto e stravisto in TV,  che non alla sua reale qualità.
Comprare un inquinantissimo detersivo per la lavatrice di una marca famosa e strapubblicizzata perchè è in offerta 3x2 non significa risparmiare dei soldi, ma solamente continuare a girare in quel diabolico vortice creato appositamente dagli esperti di marketing per tenerci schiavi delle loro strategie di mercato.
Le offerte in realtà servono a farci comprare di più di quanto abbiamo bisogno.....se compriamo tre prodotti perchè il terzo è in offerta a solo un euro, ma in realtà ce ne serviva solo uno stiamo facendo il loro gioco. 
Spesso poi bisognerebbe domandarsi cosa significa, da un punto di vista etico, riempire il carrello con marchi conosciuti spendendo il  meno possibile. 
Partiamo dal presupposto che dove ci sono grandi interessi economici non c'è spazio per l'etica e ci renderemo conto che per vendere quei prodotti così a buon mercato si è risparmiato sulle materie prime, sui salari e la sicurezza dei lavoratori.
E spesso proprio quelle multinazionali senza scrupoli in cui non vi è spazio alcuno per etica e/o morale, lanciano campagne pubblicitarie a sostegno di progetti di aiuto dei Paesi poveri per pura questione di immagine che li aiuterà ad aumentare le vendite, oppure si inseriscono nel circuito dei prodotti equi e solidali o ecologici senza condividerne i valori ma solo per entrare in quelle nicchie di mercato....detersivi pubblicizzati come ecologici solo perchè se ne può usare una minima quantità, automobili definite ecologiche solo perché bruciano meno benzina .... l'ecologia, che dovrebbe essere un principio etico, è stata fatta diventare una moda per sfruttarne il mercato! 

Molti pensano che mangiare sano e biologico costi troppo, invece nutrirsi in maniera sana è anche un modo per risparmiare oltre a mantenere in salute noi e il Pianeta. 
Consumare prodotti naturali, locali, biologici e di stagione ci farà spendere meno ed inquinare meno, perchè eviteremo di acquistare tutti quei prodotti confezionati o che arrivano da lontano, che ci fanno male e costano molto....... acquistare frutta e ortaggi fuori stagione significa acquistare prodotti che arrivano da Paesi lontani e ciò ha un costo molto elevato sia in termini economici che ambientali a causa del petrolio necessario al loro trasporto, così come le merendine e tutti i prodotti da forno, pieni di olio di palma,  causa di enormi problemi sia alla nostra salute che all'ambiente. 
Preparare in casa sane merende, come una torta, una barretta di cereali o un gelato partendo dalle materie prime ci aiuterà certamente a risparmiare e a mantenerci in salute.

L'autoproduzione è la soluzione migliore in ogni campo, a partire da quello alimentare e ci permette davvero di renderci indipendenti, almeno in parte. 
Autoprodurre il pane e gli altri cibi partendo dalle materie prime, i prodotti per l'igiene personale e della casa e altri svariati oggetti di uso comune ci rende più autonomi oltre che più sicuri su cosa mangiamo e mettiamo sulla nostra pelle.

La situazione degli acquisti indotti è ancora peggiore se si parla di auto, elettrodomestici, televisori ed articoli vari di elettronica perchè con supervalutazioni dell'usato e pagamenti dilazionati ci inducono ad acquistare ciò che è davvero superfluo e che magari è anche caro, pur essendo prodotto a un costo reale molto inferiore ottenuto risparmiando sulla manodopera in Paesi dove non esistono tutele per i lavoratori. Senza considerare che sostituendo un bene ancora funzionante produciamo una maggiore quantità di rifiuti che poi andranno smaltiti e finiranno probabilmente ad inquinare quegli stessi Paesi del terzo mondo dove sono stati prodotti.
Come si dice......cornuti e mazziati!!!
Aggiungiamoci pure che per produrre beni superflui continuiamo ad estrarre risorse dal pianeta come se fossero inesauribili!

Un'altra importantissima scelta che possiamo fare nel nostro quotidiano è quella di liberarci della TV o quantomeno di ridurre il tempo passato davanti ad essa, che tra messaggi pubblicitari e programmi demenziali condiziona la nostra mente ed è la causa principale del nostro sonno della ragione. 

Anche utilizzare meno l'automobile e quando possibile utilizzare i mezzi pubblici, il car sharing, la bicicletta o semplicemente camminare a piedi è un modo per attuare una sana decrescita utile a noi, all'ambiente e alle nostre tasche.

Persino fare un regalo ad un amico può trasformarsi in una scelta etica, evitando di acquistare articoli prodotti in serie e scegliendo invece oggetti prodotti artigianalmente da qualche bravo creativo o, meglio ancora, autoprodotti da noi stessi. Sarà certamente un dono originale e molto più apprezzato!

Risparmiare le risorse è un altro importante passo verso una sana decrescita. 
Si può risparmiare acqua chiudendo il rubinetto mentre ci si lava i denti o preferendo la doccia al bagno o ancora dotando il proprio orto di impianto a goccia e, anche se molti non lo sanno, si risparmia acqua anche smettendo di mangiare carne perchè per produrre un chilo di carne bovina occorrono più di 15000 litri di acqua, mentre ne bastano circa 1500 per produrre un chilo di riso.
Si può risparmiare energia elettrica semplicemente spegnendo le luci quando si esce da una stanza (sembra banale ma mi sono resa conto che moltissimi non lo fanno!) oppure utilizzando lavastoviglie e lavatrice solo a pieno carico e negli orari serali se si ha la tariffa bioraria.

La crescita illimitata, che punta solo al profitto ha conseguenze disastrose per l’ambiente e per l’umanità.

Eliminare gli sprechi, combattere l'obsolescenza, riciclare e riutilizzare, autoprodurre, coltivare un orto, acquistare prodotti locali, evitare i supermercati, comprare frutta e verdura direttamente dai contadini, fare la spesa nei negozi del biologico e del circuito equo e solidale, rivalutare il baratto e l'economia del dono significa vivere in modo sostenibile ed è questo il significato del termine "decrescita".
Tutto questo ci permette di ridurre i nostri acquisti e quindi il tempo dedicato al lavoro, lasciandoci più tempo da dedicare a noi stessi, ai rapporti interpersonali e a fare ciò che ci appassiona. E questo aumenterà certamente la qualità della nostra vita, molto più che possedere oggetti superflui.



La decrescita è anche un modo di riscattare la propria libertà e la propria indipendenza!


47 commenti:

  1. Parole giuste Serena che a tratti rattristano perché ci fanno rendere conto di quale sistema errato facciamo inconsapevolmente parte. Ma allo stesso tempo ci aiutano a trovare un punto di svolta ed a sperare che se volessimo troveremmo un modo per cambiare la nostra vita. Un forte abbraccio.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao Sabrina,
      si tratta sempre di scegliere consapevolmente.....e individualmente! Solo cambiando se stessi si può cambiare il mondo.....come diceva Gandhi: "Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo"
      Ciao, ricambio l'abbraccio

      Elimina
  2. Le argomentazioni sono molto valide. Ciao ti scrivo questo msg perché ho visto che hai apprezzato uno dei nostri post, io sto cercando persone sensibili alle problematiche ambientali e al benessere. Magari, non lo sai, ma condividendo la nostra mission puoi entrare a far parte di un team esperto del settore naturale e biologico. Potrai creare una tua attività imprenditoriale imparando ad usare i social media per creare canali di distribuzione on line, ti insegneremo gratuitamente un sistema collaudato per usare le potenzialità della rete per crearti una rendita da investimento, destinata a crescere nel tempo, senza investire nulla, se non il tuo tempo. Se vuoi saperne di più puoi rispondere semplicemente a questo msg e prendiamo un appuntamento per un incontro online, senza impegno per entrambi, dove oltre a presentarti l’attività, che potrai svolgere part time da casa tua, risponderemo a tutte le tue domande. Se invece non ti interessa nulla di tutto ciò, non tener conto di questo msg e continua a seguirci. Saluti Mauro
    skype: mauro0109

    RispondiElimina
  3. Ciao Serena condivido gran parte delle considerazioni che hai esposto e, soprattutto, sono contro l'olio di palma o peggio ancora di colza. Ora li usano in quantità massicce e per molti prodotti, dal salato al dolce. Dipendesse da me, ne vieterei l'uso per fini alimentari; un tempo lo era! Ho ridotto solo per questo motivo la mia lista della spesa ; )
    Per il resto sono in modalità risparmio da anni :D
    Bel post, complimenti!
    Un abbraccio.
    Marina

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Davvero! Ormai l'olio di palma è ovunque!!!!
      E' vero, basta leggere le etichette e la spesa si riduce un sacco.....ottima strategia per risparmiare :D
      Grazie, un caro abbraccio anche a te :-)
      Serena

      Elimina
  4. Condivido tutto quanto hai scritto e, nel mio piccolo, cerco di mettere in pratica quello in cui credo.
    Non è sempre facile, ma tentare è un dovere di tutti…e la soddisfazione è grande, e poi siamo tutti ospiti di questo pianeta... un caro saluto!!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Non è facile no! Anche perchè siamo completamente immersi in questo perverso sistema.....ma come dici tu tentare è un dovere verso il pianeta che ci ospita!
      A presto, un abbraccio
      Serena

      Elimina
  5. Sposare appieno questa "filosofia" è davvero complicato, anche se a livello teorico ineccepibile. Proprio per il tipo di sistema nel quale viviamo e che implicitamente accettiamo - pur lamentandocene - non si ha il tempo, ad esempio, di seguire l'autoproduzione. Si finisce perciò, necessariamente, per rivolgersi a prodotti preconfezionati che, per quanto biologici e "Km 0" possano essere, non sono comunque la stessa cosa. E questo è solo un esempio.
    La realtà è che possiamo solo scendere a compromessi, cosa d'altronde implicita in un "sistema di scambio": io accetto di lavorarci in cambio di comodità, assistenza e quant'altro. Anche se perdo la mia libertà.
    A meno di non uscire dal "sistema", cosa possibile, certo, ma molto rischiosa per chi non ha attentamente valutato il passo che ciò richiederebbe. Certo, facile per chi eventualmente ha "le spalle coperte" e può tornare eventualmente indietro, molto meno per chi si gioca tutto... e indietro non può più tornare.

    www.wolfghost.com

    RispondiElimina
    Risposte
    1. A mio parere dipende sempre da che angolazione si vedono le cose.....se l'autoproduzione la si vede come un lavoro, ovviamente si preferisce fare altro per rilassarsi, ma se la si vede come un atto creativo e un modo per essere più autonomi si riesce a metterla in pratica pur lavorando perchè non è un peso ma un divertimento! Certo ognuno per quello che può.....
      Non sono d'accordo sul "o tutto o niente"...... a mio parere si può iniziare a fare qualcosa, piccole scelte quotidiane come utilizzare gli oggetti finchè si rompono e poi portarli a riparare anzichè gettarli, fare in casa il pane la domenica, iscriversi ad un sito di baratti per barattare ciò che non ci serve più, anzichè gettarlo.....insomma piccole azioni che non richiedono molto tempo ma vanno verso la direzione di un mondo più sostenibile. Poi man mano si riuscirà a fare sempre di più, sarà naturale vivere con un'ottica di risparmio di denaro e di risorse.
      Certo, se poi uno è contento di barattare la propria libertà per le comodità va bene.......ma viste le persone sempre più infelici che ci sono al mondo non credo che questa sia la strada giusta verso la felicità, ci sono persone che hanno davvero molti soldi e molte comodità e non sono affatto felici :-(
      Sono convinta che la felicità venga dalla libera espressione di se stessi, dalle relazioni, dalle esperienze, dal "sentire" che stiamo realizzando il nostro vero progetto di vita e purtroppo questo sistema basato sul lavoro, sul profitto, sul consumo non ce lo consente.

      Elimina
    2. Ovviamente sono d'accordo. Infatti ho iniziato il mio commento scrivendo "Sposare appieno questa filosofia": "appieno" significa completamente, questo è difficile. Tante cose le facciamo già, a cominciare da una buona raccolta differenziata (è solo un esempio). Il mio esemprio sulla "autoproduzione" si rivolge in particolare all'alimentazione: non è possibile solo la sera quando si torna dal lavoro, magari alle 7 di sera, riuscire ad ottenere granché. Occorre tempo per, che so, coltivare, o anche solo cucinare dagli elementi base, senza nulla di preparato. La differenza l'ho vista da quando Lady Wolf (mia moglie) è rimasta a casa dal lavoro, a inizio di questo anno: fino all'anno scorso avevamo tempo solo di cucinare pietanze per lo più già pronte, quest'anno, "grazie" al fatto che è a casa, le cose sono cambiate. Ma non tutti hanno qualcuno che è a casa ed ha tempo a disposizione.
      Sulle comodità, scusami, insisto. Tu magari sarai sinceramente diversa, ma quante persone conosci che - al di là delle facili parole - sono davvero pronte a rinunciare anche solo a parte delle loro comodità? Io pochissime. Tante parlano, poche fanno davvero. E se in questi ultimi anni qualcosa è cambiato, non è tanto per una sincera vocazione naturalista (magari!), ma perché "grazie" alla crisi la gente ha pochi soldi da spendere e giocoforza è costretta a stare attenta.
      Decenni e decenni di consumismo sfrenato hanno creato "buchi" difficili da colmare, soprattutto nelle coscienze delle persone.
      Con questo non sto dicendo "è così, pazienza": fai benissimo tu, a altri, a continuare a "martellare" affinché le cose cambino, sono convinto che - nel tempo - la goccia scaverà la pietra.
      Ma, oggi, vedo soprattutto tanta ipocrisia attorno a me.
      www.wolfghost.com

      Elimina
    3. Scusa se insisto, ma a mio parere le condizioni bisogna crearle......fare un certo tipo di scelte non è facile, è spesso impegnativo e difficile e se si aspetta che ci sia tempo o che ci siano le condizioni perfette per fare qualcosa, non lo si farà mai.
      Ad esempio essere vegani non è sempre facile soprattutto se vivi in una piccola cittadina....se anche solo vai a prendere un aperitivo con gli amici non trovi nulla che tu possa mangiare, se vieni invitato a cena è un problema, le scarpe, il giaccone invernale, alcuni abiti ed altre cose le devi comprare online e ti devi sbattere per trovarle....però se la tua motivazione è forte non è un problema e sei comunque fiero di te stesso perchè sai che stai facendo la scelta giusta!
      Il tempo bisogna crearselo, appunto scegliendo di lavorare meno! Certo non sempre è possibile, ovviamente ognuno ha il suo lavoro e conosce la propria situazione, ma spesso anche solo fermarsi qualche ora oltre l'orario di lavoro per guadagnare un po' di soldi in più ci sottrae il nostro tempo per vivere....e quei soldi in più ci servono per farci cosa? Questo era il mio discorso....vale la pena? Per qualcuno forse sì, per me no, ma è questione di punti di vista. Per me vivere per lavorare non ha davvero senso! Poco tempo fa ho letto una frase molto significativa: " Il denaro è fungibile, il tempo no: se ti rubo 100 euro potrai sempre recuperarli, ma se ti rubo un’ora non te la ridarà nessuno."
      Certo il problema è proprio questo...le persone non sono disposte a rinunciare alle loro comodità, ma a quale prezzo? Ne sono consapevoli? Intanto i ricchi sempre più ricchi guadagnano proprio sulla nostra inconsapevolezza...
      Purtroppo hai ragione, certi argomenti sono un po' di moda e tanti sono ecologisti e ambientalisti solo a parole, ma sempre più spesso conosco persone veramente impegnate su questo fronte e che fanno il possibile per avere un'impronta sempre più leggera su questa Terra e sono ottimista per il futuro :-)
      Poi comunque la decrescita o la scegliamo consapevolmente adesso o ci troveremo costretti a metterla in atto per la mancanza di risorse che tra non molti anni saremo costretti ad affrontare....dovremmo tutti cercare di capire questa realtà. Come diceva Gandhi "Sulla terra c'è abbastanza per soddisfare i bisogni di tutti, ma non per l'ingordigia di pochi."
      Ti ringrazio per i tuoi commenti, è sempre un piacere confrontarsi con chi ha punti di vista magari diversi ma ha davvero voglia di dialogare :-)
      Buona serata
      Serena

      Elimina
    4. Io non ho punti di vista "diversi", concordo - ideologicamente - con le idee che proponi (a proposito, io e Lady Wolf siamo un misto: siamo vegetariani "tendenti" al vegano, dove il "tendenti" sta ad indicare che evitiamo quando possibile anche tutti i derivati contenenti proteine di origine animale). Bisogna rendersi però conto che le situazioni sono diverse da persona e persona e molti di noi possono solo giungere a compromessi e non sposarle completamente. "Lavoro" è un termine troppo generico. Ci sono lavori dove il risultato richiesto non dipende dalle ore lavorate ma "a progetto" (ed è sempre di più così). Questo significa che la tua attività consiste nel portare a termine un compito, un'attività, e quello devi fare. Che ci vogliano sei ore o dieci non importa, e questa non è una scelta: non puoi dire semplicemente "vabbé, lavoro meno, guadagno meno ma almeno ho più tempo e sono felice", il risultato reale è "Niente lavoro consegnato? Soldi zero". Non "soldi meno", ma "soldi zero".
      Vedi, di solito ognuno vede ciò che ha attorno sulla base della propria esperienza o sull'esperienza delle persone che conosce. Ma la realtà è estremamente più complessa. "Cambiare" per molti non significherebbe "modificare", "ridurre", la sola e unica scelta - in questi casi, e sottolineo "questi casi", ovvero non generalizzo - è "cessare completamente", licenziarsi, chiudere l'attività, perché nono sono lavori "comprimibili" ma lavori che vengono fatti o non vengono fatti. E oggi, guarda, è sempre più così: il mercato del lavoro non è più quello di una volta dove quando vieni assunto basta che fai le tue otto ore e sei a posto. Si tratta quasi sempre di lavori e compiti "a progetto": devi consegnare ciò per cui vieni pagato.
      E qui torniamo a quanto scrivevo prima: chi ha le "spalle coperte", ovvero ha un gruzzolo da parte, parenti danerosi, i classici "papà e mamma" o almeno la casa di proprietà, può anche buttare tutto all'aria e tentare di riniziare: se andrà male, non sarà comunque sotto i ponti. Ma per gli altri... il rischio è enorme, perché non si torna indietro se si sbaglia, non c'è ritorno. Ecco perché nonostante in molti vorrebbero cambiare vita, in pochi lo fanno. Aggiungici una alta percentuale di "ipocriti" che parlano e parlano ma non sarebbero disposti a cambiare una virgola e il gioco e fatto.

      Elimina
    5. Ricordo un'amica (con le "spalle coperte", e adesso sai cosa intendo) che si licenziò dal lavoro e acquistò tutta fiera un biglietto di sola andata per un paese asiatico estremanente diverso dal nostro. Salutò tutti dicendo che non sapeva se sarebbe mai tornata. Dopo una sola settimana era a casa.
      Cosa sarebbe successo se non avesse avuto le "spalle coperte"?
      Buddha esortava per la famosa "via di mezzo", e io sono d'accordo. In questo caso la via di mezzo è "fare ciò che è ragionevolmente possibile", ma dove stia il confine del ragionevolmente possibile non è affatto uguale per tutti, è estremamente personale :-)
      Come puoi vedere, punto sempre molto su queste considerazioni perché è qui che si creano le dicotomie che creano le "guerre": non è bianco o nero, quasi mai. Ma per qualunque cosa si creano sempre le due fazioni "o pro', o contro", e così non si va da nessuna parte, si creano contrasti e dissidi. La verità, come diceva Buddha, sta nel mezzo.
      Io sono anche animalista, ma ho capito che fare "muso duro" con chi la pensa diversamente produce solo effetti opposti. Non ti piace dove metto il cibo per i gatti? Ne parliamo. Possiamo trovare un posto dove non ti crei problemi e dove i gatti arrivino comunque facilmente. Se io ti rispondo "questo posto non è tuo, vai a quel paese!", cosa otterrò? L'avvelenamento dei gatti forse. E questo non è certo ciò che voglio.
      Certo, la ragionevolezza non può e non deve sempre essere solo da una parte, ma non si deve fare l'errore di porsi sempre e comunque come la "parte giusta a prescindere" :-)
      ... anche se, va da sé, ogni tanto l'idea di prendere un mitra e fare piazza pulita mi viene! :-D

      www.wolfghost.com

      Elimina
    6. Mi spiace che possa essere sembrata così "inflessibile"! Non volevo certo nè ergermi a giudice di nessuno nè definirmi come "parte giusta a prescindere"!
      Il mio discorso era ovviamente generalizzato, ognuno conosce la propria realtà e sa cosa è fattibile e cosa no.....io stessa faccio quello che posso, non sono certo fuori da questo sistema!
      Certo che le situazioni sono diverse da persona a persona, ho avuto attività in proprio e sono stata e sono attualmente dipendente e so bene che alcune volte non si può fare diversamente da quel che si fa....quello che volevo intendere sia con il post che con i commenti è che è importante essere consapevoli che questo è il sistema in cui viviamo e che ognuno di noi può, nel suo piccolo, cercare di modificarlo, modificando le proprie scelte, ovviamente per quanto possibile. Ho però la sensazione che alcune volte non si provi a far nulla perchè restare nella propria zona di comfort (sia materiale che psicologico) è sempre più semplice. Poi certo ci sono quelle situazioni lavorative particolari che lasciano poco spazio ai compromessi, ma non credo siano la maggioranza....
      Di sicuro so che sprechiamo tanti soldi (e quindi ore lavoro!) ad acquistare cose inutili, alimentando un consumismo assolutamente non più sostenibile, sia da un punto di vista ambientale che etico!
      E comunque le idee di decrescita che citavo nel post sono "la via di mezzo".......per abbracciare totalmente la decrescita bisognerebbe forse fare gli eremiti......
      Per me infatti "la via mezzo" ha significato mantenere l'attuale lavoro dipendente ma ridurre l'orario di lavoro, optando per un part time verticale che mi permette di autoprodurre saponi, cosmetici, detersivi, cibo. Il "saper fare" per me stessa mi fa sentire più indipendente e soddisfatta e quello che guadagno in meno al lavoro lo risparmio non comprando questi prodotti. Certo questa è la mia realtà, ma ognuno deve e può adeguare la decrescita alla propria realtà.
      A volte bastano piccoli gesti, che sembrano irrilevanti, come riparare gli oggetti anzichè buttarli o donare gli abiti che non si usano più alle associazioni caritatevoli anzichè gettarli e queste sono cose che possono fare tutti, a prescindere dal tempo che si ha a disposizione.
      Quanto alla tua amica, certo una settimana è davvero poco per poter valutare di dover tornare indietro.....forse era poco consapevole di ciò che faceva....

      Elimina
    7. eheheh sì, a riguardo dell'amica, direi che ha peccato un po' di facile entusiasmo :-D
      E direi che siamo giunti a capirci: concordo pienamente sul tuo commento! ;-)

      Elimina
  6. Bel post completo ed esaustivo che condivido pienamente... sono partita lungo questo percorso un po' di anni fa, ma di strada ce n'è sempre tanta da fare!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie Daria!
      Anche io ho iniziato ad interessarmi a tutti questi argomenti sei anni fa, quando ho deciso per la scelta vegan....informandomi sul veganismo ho scoperto tantissime altre cose ....l'autoproduzione, il riciclo, il biologico....
      Verissimo, la strada da fare è tanta e possiamo sempre migliorarci! L'importante è iniziare ad esserne consapevoli, credere di poter cambiare le cose e poi attivarsi ed iniziare ad agire, anche solo con piccole scelte diverse....

      p.s. oggi ho ricevuto il libricino Label, questioni di etichetta.....ho letto l'introduzione e già mi piace molto :D Grazie mille!

      Elimina
  7. Concordo e sottoscrivo; la decrescita è possibile se decidiamo di metterla in pratica, anche un solo passo alla volta.
    Tanto, se continuiamo ad andare nella direzione del consumismo, prima o poi la decrescita diventerà obbligatoria per la maggior parte della gente e non per questioni etiche ma semplicemente per estrema povertà e perché sarà l'unico modo di continuare ad alimentare la ricchezza sempre più ricchezza dei più ricchi e potenti che lavorano proprio in questa direzione e contro i quali le masse non hanno il coraggio di esporsi .... per paura di perdere quel poco che hanno!
    Buona settimana.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Bravo, tutto dipende da cosa decidiamo di fare!!!
      Infatti, o la decrescita ce la scegliamo consapevolmente e ci organizziamo in tal senso oppure ci verrà imposta!
      Perchè tra non molto non ci saranno neanche più risorse per sostenere questo nostro stile di vita, considerati anche i paesi emergenti che aspirano al luccicante stile di vita occidentale!
      E' che i popoli si abituano a tutto, anche ai soprusi più evidenti e davvero quel poco che si ha si teme di perderlo e perciò si sta zitti a farsi derubare sempre più da chi si arricchisce smisuratamente. Perciò è importante scardinare questo sistema e si può farlo solo partendo da se stessi, partecipando il meno possibile a questa follia della crescita infinita del consumo sfrenato.
      Alla fine la cosa più importante che abbiamo è noi stessi....e perdere noi stessi è ben più grave!
      Buona settimana anche a te

      Elimina
  8. Ciao Serena, hai pienamente ragione bisogna fare passi indietro perchè le future generazioni possano avere un futuro "più consapevole".
    Un caro saluto
    Elisa

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao Elisa!
      Già, abbiamo la responsabilità di non rubare il futuro a chi verrà dopo di noi......
      Un abbraccio, a presto
      Serena

      Elimina
  9. Interessante questo post che da spunto a lunghe riflessioni, ma riassumendo posso dirti che da quanto 11 anni or sono ho abbandonato la città per stare in collina indubbiamente certe spese sono ridotte, ad esempio abbigliamento , andare a cinema , teatro o spese superflue, pero' dovendo sempre necessariamente spostarsi in auto è aumentata la spesa x la benzina /diesel (abbiamo due auto) o essendo una casa indipendente è aumentato anche il costo del riscaldamento, insomma pare sempre che da una parte risparmi ma poi li rispendi da un'altra....morale ...non riesco a risparmiare....ecco perchè valeva il mio discorso di cui al post precedente, ma anche li problemi logistici e non solo per cui, x ora, si resta qui e si fa come sipuo' o come x forza di cose si deve...un caro saluto

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Anche io vivo in collina e qui i mezzi pubblici sono davvero scomodi perciò anche io sono costretta ad utilizzare l'auto per spostarmi (le salite sono davvero troppo ripide per la bicicletta :-( ) ma abbiamo optato per una macchina e uno scooter......
      Certo si risparmia dove si può....ci sono cose per cui non è possibile purtroppo!
      Ciao, buonanotte
      Serena

      Elimina
  10. Esatto, siamo noi a dover invertire la rotta, non aspettarcelo dai politici o dal mercato...il mercato lo facciamo noi con la nostra domanda!
    Hai ragione, basta seguire le campagne di boicottaggio ed informarsi sulle malefatte delle multinazionali e si capisce subito con che persone senza scrupoli si ha a che fare! Rendersi conto di come siamo costantemente manipolati in quanto consumatori è essenziale!
    Nel post non ho ampliato il discorso sul problema del mangiar carne perchè altrimenti ci sarebbe stato troppo da scrivere e invece volevo fare il focus sulla decrescita in generale, ma davvero il veganismo penso sia una scelta fondamentale nella via della decrescita, sia perchè è un dovere rispettare ogni essere vivente sia perchè la via della compassione e dell'empatia innalzerebbe sicuramente il nostro livello di coscienza come esseri umani!
    Oltre ovviamente ai risvolti ambientali ed etici e alla nostra responsabilità nei confronti dei Paesi poveri che non possono coltivare il cibo nella propria terra perchè coltivata a foraggio per le "bistecche" dei Paesi cosiddetti evoluti!
    Grande speranza nelle nuove generazioni :-)

    RispondiElimina
  11. Sono perfettamente d'accordo con te Serena! Ognuno di noi può fare tantissimo cambiando alcune abitudini, la cosa migliore sarebbe non essere mai "cresciuti" nel senso di non essere dovuti arrivare alla necessità di decrescita. Io nel mio piccolo ho fatto un percorso di vita dove ho limitato la crescita materiale. Un paio di volte mi è stato chiesto se stessi facendo un percorso di decrescita, e ti devo dire che quando mi è stato chiesto, avendo già lasciato da un bel po' l'Italia, non sapevo neanche di cosa stessero parlando. Una volta capito mi misi a ridere, no niente decrescita, era ed è il mio stile di vita! :)

    Quello che mi fa riflettere leggendo il tuo post e molti altri post nei vari blog e i commenti lasciati sono le opinioni sul vegetarianismo e veganismo. Il credere che sia la soluzione al problema. Quello che intendo dire è che ci sono molte sfaccettature della "questione carnismo". Spero di poter esprimere qui la mia opinione ed i miei dubbi senza che nessuno si senta offeso o attaccato, è solo una riflessione su un argomento che mi sta a cuore fin dalla giovane età e che in tutti questi anni ancora non sono riuscita a capire e a trovare una vera risposta alle mie "domande" su di esso.

    Capisco che si può essere vegani o vegetariani per motivi diversi, non solo per il rispetto degli animali e del prossimo ma anche per problemi di salute. Ma se ora mettiamo da parte i problemi di salute e ci riferiamo solo a chi sceglie questo stile di vita per il rispetto del prossimo, sia anmale uomo o natura in generale, mi domando se ha veramente pensato a 360 gradi. Quello che mi sono sempre domandata in tutti questi anni di vita :-) a cui forse piano piano sto trovando risposte, è se può essere veramente vero che con il veganismo si rispetti il prossimo (uomo, animale natura). Cioè non mangio prodotti derivati da animali, ok è abbastanza facile, non costa poi molta fatica, ma che ho raggiunto? Chi sto rispettando? Di quali animali si sta parlando? Di quali uomini si sta parlando, di quale natura?

    Ora mi spiego, evitare di mangiare prodotti di origine animale è una cosa semplice da fare! Poi purtroppo i derivati degli animali li trovi in molti altri prodotti che non sono alimentari. Compro scarpe di ditte che non utilizzano pelle e invece riciclano altri materiali per farle, ok, anche questo al giorno d'oggi è possibile. Le borse quando servono si possono cucire con della stoffa o fare con la lana, funziona, saponi, cosmetici e molto altro si riescono a fare in casa o a trovare già pronti e controllati con ingredienti non derivati da animali. Poi si arriva alla questione coloranti, già un po' più difficile da controllare, come regolarsi? Vestiti che contengono coloranti di origine animale, come fare ad evitarli?...CONTINUA...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. ...CONTINUA...La mia domanda, chi sto rispettando con questa scelta? Un esempio, ce ne sono moltissimi altri. Ho visto un documentario sulla produzione della quinoa. Ricca di proteine, fibre e minerali, un buon sostituto della carne, nei vari blog vedo tantissime ricette con questo alimento. Questo alimento è un alimento base per molte popolazioni del sud America, da quando “noi occidentali, popolo evoluto!” lo abbiamo scoperto è diventato un boom delle vendite, tutti lo cercano, tutti lo vogliono! Le produzioni in sud America aumentano e cosa succede?? Improvvisamente questo alimento base importantissimo per quelle popolazioni aumenta così tanto di prezzo che loro non possono più permettersi di comprarlo e noi invece ce lo mangiamo! Chi stiamo rispettando? Chi ci sta guadagnando? A chi vanno i soldi che noi siamo disposti a pagare per la quinoa? Alle ditte, non certo al singolo contadino! Per non parlare dell’aumento dell’area di coltivazione che viene tolta ad altri esseri abitanti la natura. E non si tratta solo della quinoa! Vedo tante belle ricette con prodotti “alternativi”. Chi paga il prezzo per questo? Capisco se uno decidesse di mangiare l’insalata e I pomodori coltivati sul balcone, ma per molti non è così! Si decide di non mangiare prodotti di origine animale credendo che tutto il resto vada bene.

      La mia domanda, di quail animali si sta parlando, di quale natura? Vivo in Svezia e proprio l’altro giorno scrivendo del bosco sono finita a scrivere dei vegetariani e dei vegani, l’8 agosto
      E in una rsiposta ad un comment ho spiegato la situazione. Qui in Svezia per legge, tutti gli animali in estate devono essere mandati al pascolo. Il pascolo degli animali è necessario anche per fermare l’avanzata del bosco. Nei pascoli ci sono moltissime piante che sono nella lista delle piante in via di estinzione, spariscono i pascoli, spariscono quelle piante e gli animali ad esse legate (vedi, insetti per esempio). Allora, di che animali si parla quando si parla di rispetto? Di quale natura si sta parlando quando diciamo che con il veganismo si ripettano animali, uomini e l’ambiente in generale?

      Ho tantissime altre domande sull’argomento ma spesso trovo la stessa risposta, si deve cercare di vivere in equilibrio con la natura e con l’uomo che ci circonda. Ci sono moltissime altre soluzioni, solo che costano troppo. Produzione locale ed ecologica di carne, sono molti che stanno cercando di farlo qui in Svezia. Il prezzo della carne sale e il consumatore deve essere disposto a pagarlo. Io sono una di quelli a cui la carne non piace, il sapore, la consistenza, mi fa schifo. Ma non sono vegetariana, onestamente non sarei in grado di portare quel titolo con dignità, perché non credo si riesca al giorno d’oggi a rispettare totalmente quella scelta di vita, lo vedo purtroppo in molti vegani e vegetariani che conosco. E così quando sono invitata a pranzo o cena mangio quello che c’è, per il rispetto della persona che mi ha invitato e ha messo del tempo a cucinare per me.
      Quello che mi fa pensare è che evitando di uccidere un animale nel mio Paese e scegliendo un alimento sostitutivo non adatto sto probabilmente condannando a morte o alla povertà un uomo dall’altra parte del mondo, non lo so, non lo vedo, non fa ugualmente male. Evitando di mangiare la carne sto probabilmente condannando all’estinzione un insetto, un fiore, difficile da dire, non me ne accorgo, non fa male allo stesso modo. E voi,vi siete mai fatti queste domande? Che risposte vi siete dati?

      Elimina
    2. Concordo con Oriana ...anche questo del mangiare alternativo è molto piu costoso ho notato ...mi pare un bisness e basta. Non tutti ed io x prima han voglia di produrre tutto da soli ....invidio chi ha wst capacità o vogliaidi fare io no e lo ammetto .cerco solo di risparmiare quel che posso ...riduco consumo carne perché anche a me non piace molto ma mi pare che l uomo sia nato onnivoro o sbaglio? Mangiare un po di tutto penso sia la scelta alimentare piu giusta .poi cmq rispetto le scelte di tutti ovviamente ma cosi come x il bio o prodotti d te citati l essere vegan pare sia una moda x alcuni ...per esserlo fino in fondo non è facile . Cmq ammiro chi è coerente ma tornare ai tempi indietro come fare tutto in casa o rinunciare a molte cose mi tornano in mente i racconti di mia nonna ...siamo nel 2015 e l evoluzione ha il suo prezzo!

      Elimina
    3. Ciao Oriana,
      io posso raccontarti quella che è la mia esperienza vegan e inizio col dirti che la mia è una scelta etica, nata prevalentemente dal pensiero antispecista, quel pensiero che considera ogni essere senziente (e gli animali lo sono) con pari diritti. Gli animali hanno le stesse nostre capacità di provare emozioni, paura, piacere, dolore e la loro vita sociale è molto intensa anche se spesso noi esseri umani non ci prendiamo neanche la briga di osservarli. Se solo dessimo agli animali da fattoria la possibilità di interagire con noi e di esprimersi resteremmo stupiti di quanta intelligenza e sensibilità c'è in loro. Certo gli animali hanno un linguaggio diverso dal nostro, sono diversi da noi ma basterebbe scendere dal trono di "re del creato" di cui l'essere umano si è impossessato e imparare ad osservare, conoscere e rispettare chi è diverso. Per me si tratta di rispetto, così come rispetto un essere umano che ha un colore della pelle diverso dal mio, che ha una cultura diversa dalla mia, che crede in una religione diversa o che ha un orientamento sessuale diverso dal mio, allo stesso modo rispetto la vita degli animali, che siano cani, gatti, rettili, insetti, maiali, mucche o galline!
      Quindi con questa premessa è ovvio che per me mangiare carne (che sono poi pezzi di animali morti) è sbagliato in ogni caso, anche se ricavata da produzioni locali ed ecologiche.
      In merito alle tue domande su chi sto rispettando con la scelta vegan, ti rispondo che sto rispettando TUTTI, gli animali, gli esseri umani e anche l’ambiente, perché se non allevassimo animali per farne bistecche, gli ecosistemi naturali sarebbero autoregolati, la natura fa sempre tutto perfetto se le permettiamo di farlo! Tutti i problemi che ci possono essere in natura (anche quelli che citi delle piante e degli insetti) sono sempre dovuti all'intervento dell'uomo, all'intromissione direi, perché ci sentiamo sempre al di sopra di tutto e di tutti, persino della natura che vogliamo perennemente controllare e manipolare a nostro piacimento e allora spruzziamo antiparassitari e pesticidi ovunque, modifichiamo geneticamente le piante e gli animali, tutto per i nostri interessi, per la nostra ingordigia, per poter sfruttare sempre di più la terra, gli animali e tutto quello che è sfruttabile! Ma ormai questo Pianeta non ce la fa più, tutto ci si sta ritorcendo contro, le temperature si innalzano, le risorse naturali sono quasi finite, l'inquinamento è ormai ingestibile...
      CONTINUA

      Elimina
    4. La produzione di carne consuma le risorse (servono 15 mila litri di acqua per fare un chilo di carne!), inquina (lo smaltimento degli escrementi degli animali di allevamento é uno dei più grandi problemi ambientali, senza considerare i danni dei pesticidi usati nelle coltivazioni per uso animale) e incrementa la fame nel mondo (2/3 della produzione mondiale di cereali e soia sono utilizzati per nutrire gli animali cosiddetti "da carne" e se questo cibo venisse consumato direttamente dagli esseri umani si potrebbe sfamare l'intera popolazione mondiale!). Perciò ti rispondo che sì, rispetto TUTTI gli animali, uomo compreso!
      Essere vegani non significa solo mangiare prodotti "alternativi", anzi a ben guardare i nostri nonni erano molto vicini ad un regime alimentare vegano, quando la carne la mangiavano nelle occasioni di festa e tutti gli altri giorni facevano pasti a base di cereali, legumi, frutta e verdura.....questi sono gli alimenti base di un'alimentazione vegana. La varietà di cibi è sempre la scelta migliore per una dieta sana perciò "fossilizzarsi" su un solo cereale (che sia quinoa o altro) o un solo legume (che sia la soia o altro) o un qualsiasi altro alimento è sempre poco salutare, quindi questo discorso sull'aumento di coltivazioni di un certo tipo che rubano terreni alle popolazioni e soldi ai consumatori dei paesi "evoluti" non è molto attinente al veganismo ..... poi certo vegan non significa necessariamente anche ecologico, salutare ed etico...c'è chi è vegan ma si nutre di patatine fritte, coca cola e un'infinità di prodotti confezionati, pieni di conservanti e coloranti, prodotti da multinazionali che non sanno neanche cosa sia l'etica!
      Perciò è sempre importante ragionare con la propria testa, informarsi e poi cercare di fare il possibile per vivere in maniera il più "leggera" possibile, facendo le proprie scelte,al di là delle mode del momento. A mio parere chi voglia vivere una vita eticamente corretta e rispettosa di persone, animali e ambiente deve necessariamente valutare seriamente il veganismo!
      CONTINUA

      Elimina
    5. Per quanto riguarda i terreni "rubati" alle popolazioni povere non c'è comunque paragone tra quante sono le coltivazioni di prodotti come quinoa o di altri prodotti alternativi che intendi tu, rispetto a quelle per il foraggio per gli animali da carne o quelle per la produzione dell'olio di palma usato per le merendine, gli snack e una miriade di altri prodotti da forno destinati a chi non è per niente vegano o ancora dei vegetali utilizzati per estrarre combustibili o il caffè e il tabacco.
      Quanto a riuscire a rispettare la scelta vegan completamente (e non solo nell'alimentazione) non è certo facile ma è assolutamente fattibile, io lo faccio.... da sei anni non mangio alcun prodotto di derivazione animale e non uso prodotti fatti con piume, seta, pelle e lana (sì, la lana non è vegan!). E se vado a cena da qualcuno, vado da chi rispetta la mia scelta e cucina qualcosa che io possa mangiare.....io preferisco rispettare la VITA piuttosto che qualcuno che si può offendere perchè non mangio il suo menù a base di sofferenza...
      Per concludere ti dico che a me la carne piaceva, la mangiavo e così molti altri prodotti di origine animale come i formaggi, ma siccome sono un essere capace di ragionare, di provare empatia e compassione, posso consapevolmente scegliere di rinunciare a quello che mi piace ma che causa morte e sofferenza ad altri esseri che hanno il mio stesso diritto di vivere una vita pacifica e felice!
      Spero di aver espresso in maniera pacifica il mio punto di vista, anche se l'argomento ovviamente è per me molto importante e spesso mi lascio infiammare dal discorso....:-)
      Fino a sei anni fa mi ponevo anche io le tue stesse domande, poi mi sono informata sul serio, ho visto filmati, documentari, letto libri e qualcosa è scattato in me, la consapevolezza di come veramente l'uomo sfrutti gli animali in ogni settore e di che assurda sofferenza provochi tutto questo e non sono più riuscita a fare finta di nulla e vivere come prima....
      Se davvero vuoi approfondire l'argomento e trovare risposte più dettagliate alle tue domande, ti consiglio di guardare il documentario Earthlings e poi, se ti va, tornare a raccontarmi cosa ne pensi :-)
      A presto
      Serena

      Elimina
    6. Ciao Serena, grazie per la tua risposta che sì, hai espresso in maniera pacifica o almeno io la vivo così. I miei ragionamenti, dubbi, domande non erano assolutamente critiche verso la tua scelta o quella di qualunque altra persona che abbia scelto di essere vegetariana o vegana. Il tuo blog mi è sembrato un blog aperto anche ad un confronto pacifico ed educato e scambio di opinioni. Per questo mi sono sentita di poter "postare" un commento con dubbi e domande. Non so se mi sono sbagliata, potevo scrivere, "brava Serena, sono d'accordo con te" perché io sono d'accordo con quello che hai scritto, vedo la decrescita come forse l'unico percorso possibile per salvare il salvabile. Ma mi sono permessa di esprimere i miei dubbi e porre domande su alcune scelte "estreme" (e sì, so che la lana non è un prodotto accettato dai vegani, ma io ho fatto l'errore di parlare di vegani e vegetariani insieme). Ma sai perché mi pongo queste domande perché è un argomento che mi ha sempre interessato. Purtroppo però è sempre difficile parlarne, si prende spesso così personalmente, come un attacco e scriverne è ancora più difficile, non sai mai come esprimerti, allora non aggiungo altro. Grazie di nuovo per la risposta.

      Elimina
  12. Caro Roberto, sono assolutamente d'accordo con tutto quello che scrivi. Ho parlato della Svezia semplicemente perché ci vivo e soprattutto dal momento che ci vivo e ci lavoro so che non è assolutamente come molti turisti credono. Ben lontana dalla perfezione di facciata che si è costruita o che gli hanno affibbiato. Sono sempre stata molto critica sulla Svezia non devi certo venirmelo a dire tu come funziona qui! Ho fatto questo esempio come te ne potevo fare uno in un altro Paese se avessi abitato in un altro Paese. Era solo un esempio. Comunque grazie per la risposta e i consigli.

    RispondiElimina
  13. Ciao a tutti,
    finalmente un post che ha suscitato dei commenti sentiti, più che commenti direi un vero dibattito.
    Lasciate che prima mi presenti.
    Sono un ultracinquantenne che, nel tempo, si è conquistato una buona posizione lavorativa con una discreta retribuzione; potrei, a buon titolo, rientrare tra quelli che hanno “ le spalle coperte” con la differenza che lo scialle me lo sono intessuto da solo e non mi è stato messo indosso dai miei genitori o da altri.
    L’argomento della decrescita, per qualche strano meccanismo psicologico, ha fatto riaffiorare in me alcuni ricordi d’infanzia.
    Nei primi anni sessanta felicità era trovare in terra una pigna piena e sedersi su un muretto a rompere i pinoli con una pietra o giocare in spiaggia impilando sassi rotondi; se un giocattolo si rompeva ci si continuava giocare lo stesso dopo averlo riparato alla meglio, anche perché il prossimo non sarebbe arrivato fino all’Epifania (i regali li portavano ancora i Re magi e non il Babbo Natale della Coca Cola). Il televisore era in bianco e nero e prendeva solo due canali. Mi ricordo Carosello, gli sceneggiati e la diretta di Tito Stagno sullo sbarco del primo uomo sulla Luna.
    Al paese di mia nonna il lattaio aveva uno specie di bici a tre ruote con un bidone del latte tra le ruote anteriori e, passando pel paese, soffiava in una trombette di latta, le donne uscivano di casa con la loro bottiglia e il lattaio le riempiva con un mestolo cilindrico, che fungeva anche da misura, pescando direttamente dal bidone. Anche se c’erano già i frigoriferi erano ancora in uso le ghiacciaie, mobili coibentati a due scomparti, in uno andava il blocco di ghiaccio e nell’altro le vivande da conservare.
    Qualcuno a questo punto si starà chiedendo, giustamente, dove voglio andare a parare ma abbiate ancora un po’ di pazienza, vi sto presentando quell’Italia di periferia che sembra così lontana nel tempo ma in realtà è solo dietro l’angolo, un’Italia di contadini e pescatori più che di poeti e navigatori. Un’Italia che ancora mi porto dentro, di quando una ruota trovata in spiaggia diventava magicamente un giocattolo meraviglioso.
    A quanto sopra si aggiungano i ricordi trasmessimi da mio padre, adolescente durante la guerra che rimasto solo, per cause varie, si trovò costretto a sopravvivere solo con il pane nero della tessera annonaria e i cachi rubati negli orti, dormendo in una casa semidiroccata con l’incubo quotidiano dei bombardamenti navali a cui era sottoposta questa costa. Esperienze che lo resero frugale, parsimonioso e fatalista.

    RispondiElimina
  14. Acqua sotto i ponti ne è passata parecchia e il benessere e l’aspettativa di vita si è allungata, ma qual è stato il prezzo?
    Forse questo è il punto presentato da Serena nel suo post. In cinquant’anni siamo andati sulla Luna e oltre, in ogni casa c’è un computer che ci permette di comunicare con tutto il mondo, il telefono lo abbiamo in tasca e non appeso al muro dell’ingresso, le cabine telefoniche sono pezzi da museo e i supermercati rigurgitano di ogni ben di Dio, abbiamo tutti l’automobile e il televisore, abbiamo fragole a gennaio e arance ad agosto. Ma ne vale la pena?
    Il mercato del lavoro è stato stravolto e corrotto dall’applicazione della cosiddetta Legge Biagi (chissà perché quando penso al suo Libro Bianco mi viene da canticchiare “la guerra di Piero”) e un’intera generazione si è trovata priva di speranze e sicurezze; a un’intera generazione sono stati scippati i sogni e il futuro.
    Adesso mettono le mani anche sulla Legge 300 e il Diritto del Lavoro sta diventando una vera Waterloo (con i lavoratori nella parte dei francesi e gli anglo-prussiani interpretati dai padroni).
    Caro Wolfghost, dall’amarezza che traspare dal tuo scritto posso supporre che tu sia una delle vittime innocenti del nuovo mercato del lavoro con i suoi contratti a progetto, il lavoro interinale e i prestatori d’opera. Non voglio giudicarti, ma trasmetterti l’empatia che hai suscitato in me. I principi di decrescita presentati nel post sono quelli ideali, ma come tutti i principi ideali possono anche non essere assoluti, ognuno può fare il suo nel proprio piccolo.
    Ad una sedia sfondata si può sostituire la seduta con pezzo di compensato opportunamente sagomato, quattro vecchie sedie scrostate possono tornare a nuova vita con un po’ di carta vetro e dello smalto. Un lavello in acciaio trovato nella spazzatura (si raccolgo roba dalla spazzatura!) montato su un telaio di legno fatto da me è diventato un eccellente lavabo per il giardino.
    Avrei potuto comprare quattro sedie nuove oppure pagare un muratore per farmi il lavabo ma c’è una cosa che va oltre il risparmio: un oggetto riparato da me o qualcosa gettato da altri e rimesso in uso diventa veramente mio nel senso che non è stato acquisito tramite una volgare transazione commerciale, l’ho lavorato con le mie mani, ho toccato i suoi punti delicati e li ho rafforzati, gli ho dato una storia che prima non aveva e la sua rinascita ci ha uniti e, inoltre, è diventato un pezzo unico che solo io possiedo.
    Un buon maestro yogi non chiederà mai al suo allievo occidentale di applicare in toto la filosofia di vita yoga ma cercherà di adeguarla alle necessità dell’allievo. Avremo allievi che si limiteranno a eseguire il saluto al sole al mattino e alla sera e altri che si ritireranno in un ashram per condurre una vita contemplativa, nel mezzo vi è una serie infinita di sfumature.
    Così come vi è una serie infinita di sfumature tra quanto indicato nel post (che non è nemmeno uno dei più talebano-integralista in materia tra quelli che ho letto) e quello che ognuno di noi può fare.
    Rammendare, ricucire, riparare, riciclare e inventare sono tutte soluzioni alla portata di ognuno e che ognuno può applicare in base alle proprie possibilità per rallentare la spoliazione della Terra dalle sue insostituibili risorse prima di trasformarci in un popolo di cavallette che migra di pianeta in pianeta ogni volta che finisce di sfruttarne uno.
    Se l’impegno per la decrescita si potesse valutare su una scala da 1 a 10 probabilmente vedremmo pochissimi 10, ma cento persone con un impegno da 1 o 2 fanno un punteggio maggiore di tre persone con un impegno da 9 o 10!!!
    A proposito, domani vado in spiaggia a impilare pietre tonde. Voglio vedere se sono ancora capace.

    RispondiElimina
  15. Naturalmente non è mio intenzione propugnare un ritorno a un passato idealizzato da ricordi infantili; accetto il progresso e ne approfitto con gioia. Meno gioia mi procura come questo progresso si sta evolvendo e come i benefici derivanti vengono spartiti.


    La parte che seguirà potrebbe sembrare fuori tema e anche un pochino noiosa, ma per comprendere la decrescita è forse necessario capire a cosa si oppone.
    Il concetto che la ricchezza di una nazione derivi dal lavoro produttivo in essa svolto, e dalla capacità produttiva di tale lavoro è espresso per la prima volta ne “La ricchezza delle Nazioni” di Adam Smith che è stato pubblicato nel 1776 ed è diventato il testo di riferimento dei successivi economisti. Nello stesso testo si indica la divisione del lavoro e si differenzia il valore d’uso dal valore di scambio.
    Smith non è il padre del Capitalismo ma colui che ha riconosciuto lo stato d’essere dell’economia e l’ha analizzata nel profondo. Del resto la paternità del Capitalismo è difficilmente attribuibile come pure la data, di sicuro si può dire che è figlio di molti padri e di madre ignota.
    Con il Capitalismo tradizionale la produzione era legata alla richiesta di mercato, non tanto nella quantità di produzione quanto nella gamma. Con la meccanizzazione dell’industria, soprattutto con l’adozione dei telai meccanici si cominciò a produrre più di quanto il mercato locale potesse assorbire. Naturalmente per il padrone era inconcepibile fermare la produzione una volta raggiunta la saturazione del mercato: guadagno extra mancato!
    Cosa fare con le eccedenze di magazzino? Il surplus produttivo venne risolto sbrigativamente con l’apertura di nuovi mercati. La Guerra d’Indipendenza americana scoppiò anche perché gli Inglesi impedivano l’industrializzazione delle colonie per poter così imporre le proprie merci. Con la nascita degli Stati Uniti d’America la mano passò alla Compagnia delle Indie Orientali che si ampliò progressivamente a partire dall’iniziale insediamento di Calcutta. Man mano che il futuro Impero si allargava vi si imponeva il divieto di praticare la tradizionale filatura domestica per creare un mercato ai tessuti britannici.

    Ormai la rozza economia basata sui cannoni appartiene alla memoria, ora abbiamo modelli più raffinati come il liberismo e il neo-liberismo.
    Con il liberismo si introduce il concetto di “bisogno indotto” legato alla follia dello “status symbol” (espressione coniata a metà degli anni cinquanta).
    Creare, attraverso il condizionamento delle masse, la necessità di acquistare prodotti fondamentalmente inutili per smaltire il surplus produttivo delle industrie! Se poi il prodotto è particolarmente costoso è necessario acquistarlo per poter dimostrare di essere in grado di permetterselo!!!
    Vi risparmio ogni commento in quanto ritengo che ci troviamo tutti d’accordo …
    Con il neo-Liberismo le cose peggiorano in quanto, una volta sperimentato il condizionamento di massa per indirizzare il mercato, capitale e politica convolano a nozze e le tattiche di condizionamento vengono usate sugli elettori e gli eletti, in cambio, aiutano le banche e le industrie invece degli elettori.
    Con il neo-Liberismo i cittadini vengono trasformati in utenti.

    RispondiElimina
  16. Se la curva di crescita degli ultimi centocinquant’anni fosse stata gestita in maniera diversa da persone diverse, probabilmente oggi avremmo TUTTI uno standard di vita molto più elevato, avremmo tutti un lavoro e con un orario più breve, le risorse planetarie non verrebbero sfruttate in maniera forsennata, il Terzo Mondo non esisterebbe in quanto gli standard di vita sarebbero omogenei per tutti.
    Ma i se non fanno la storia, tranne nei racconti ucronici. Oggi la parte minore della popolazione mondiale gestisce, e spreca, la maggior parte delle risorse e il divario tra ricchi e poveri aumenta in proporzioni geometriche.

    Prima vi raccontavo che raccolgo cose dalla spazzatura. Io vivo nella periferia collinare di una cittadina del Ponente Ligure e, una volta usciti dal centro cittadino e imboccata la strada della collina, capita spesso di vedere a fianco dei cassonetti mobili smontati, damigiane spagliate, monitor da computer, televisori a tubo catodico o altre cose riutilizzabili. Sarà dovuto forse alla innata parsimonia della gente del posto o forse a un’inconsapevole riluttanza a distruggere qualcosa che potrebbe essere usato da qualcun altro.
    Gli scaffali del mio garage una volta erano la libreria di qualche salotto.
    Mi è capitato di andare a Londra e nelle strade appena fuori dal centro, quelle vie con tutte le casette in fila, sui muretti ho visto piccoli elettrodomestici con sopra biglietti del tipo “portami a casa” oppure “funziono ancora”.
    Anche questa è decrescita.
    A tutti capiterà un giorno di sostituire la libreria o il tostapane, il mobiletto del bagno o il frullatore.
    Invece di farli a pezzi o buttarli nel cassonetto, metteteli in bell’ordine a fianco dei cassonetti magari con un biglietto “mobile completo” con le viti in un sacchetto oppure il biglietto “tendo a bruciare il pane ma funziono ancora”.
    Piccoli gesti che possono aiutare qualcuno che ha bisogno o qualcuno che preferisce riciclare invece che comprare. Non posso invitarvi a lasciare un frigorifero perché le leggi sullo smaltimento dei rifiuti sono molto severe, però su questo blog mi sembra di aver letto anche un posto che parlava di baratto; si possono aprire on-line siti cittadini o di quartiere in cui si offrono i propri prodotti dismessi, vestiti compresi, e vedere cosa viene offerto in cambio. Magari qualcuno in cambio del tuo tostapane si offre di lavarti la macchina o ti propone i suoi vecchi libri.
    Sempre piccoli passi, ma un passo da gigante quando a farlo saranno diecimila, centomila o un milione di persone. Risorse che non marciscono nelle discariche ma che passano di mano in mano acquistando ogni volta nuova vita.
    Vi è mai capitato di comprare un libro usato su una bancarella e scoprire al suo interno una dedica o delle annotazione? A me viene un brivido che definirei voyeuristico, quel libro ha avuto una vita precedente e quella scritta ne è la prova!

    RispondiElimina
  17. Decrescita per me non è solo un concetto politico-filosofico, non è solo la salvaguardia del pianeta. È anche il piacere della continuità dell’esistenza delle persone attraverso gli oggetti, il piacere, come dicevo prima, di personalizzare gli oggetti attraverso la manipolazione, il piacere dello scambio e di sapere che si fa parte di una comunità attiva che combatte il sistema con armi incruenti uscendo dal gregge dei consumatori irreggimentati e indottrinati.
    Decrescita, volendo, è Anarchia.
    Tu mi applichi sul pane un ricarico del 300% se non di più? Io alla sera lo impasto, non più di dieci minuti di tempo, lo lascio lievitare tutta la notte e al mattino lo cuocio mentre faccio colazione prima di andare a lavorare.
    Mi chiedi 50 euro per una polo con sopra una targhetta “prestigiosa”? Ne spendo venti al mercato per una senza targhetta, probabilmente fatta nella stessa fabbrica indiana della tua.
    Il tuo preventivo per imbiancarmi la casa è troppo esoso? Lo faccio io con l’aiuto di un amico che ripagherò aiutandolo a stendere i tubi d’irrigazione nell’orto.
    Sono esempi stupidi, spiccioli. Ma, come diceva un mio amico purtroppo morto da tempo, l’importante non è contro chi ti ribelli, l’importante è ribellarsi.

    Noterete che, comunque, l’Anarchia regna più che altro nel mio cervello. Scrivo in modo discontinuo e salto da un argomento all’altro. A mia parziale discolpa devo dire che la discontinuità è dovuta anche al piacere di lanciare un sasso nello stagno e vedere i cerchi propagarsi; un argomento accennato può dare la voglia di approfondirlo, di fare ricerche e scoprire da se cose nuove. Il saltare da un argomento all’altro, invece, è legato al desiderio di parlare a tutti voi nello stesso momento

    continuerò ... ciao

    RispondiElimina
  18. Tutto molto interessante ciò che dite ma il progresso continuo vuole una controparte....per lavoro sono a contatto con gente che ha vissuto anche il periodo guerra e dopo guerra...ma nessuno farebbe a meno della lavatrice ...tanto per fare un esempio...ricordando come faceva il bucato allora. Ora si va con l aereo in posti una volta impensabili x il costo. ...i ns emigranti x andare in America facevano mesi di navigazione. ..
    io posso benissimo risparmiare qualcosa ma poi le spese delle varie bollette aumentano lo stesso ...la vita qui in Italia è cara ma già dal nord al sud c è differenza di prezzi. Comunque ammiro molto l ingegno di chi crea e reinventa le cose ...non è da tutti . Pure io sono pigra in tal senso lo ammetto . Beh il mondo è bello perché è vario no? ;-)

    RispondiElimina
  19. :) non sono così vecchio, parlavo dei primi anni '60! Non propugnavo il ritorno alla pietra focaia ma intendevo che se rappresentassimo il progresso tecnologico con una curva cartesiana, per molti secoli apparirebbe quasi piatta per poi cominciare ad innalzarsi nel periodo dell'Illuminismo, aumentando molto la pendenza nel diciannovesimo secolo per diventare pressoché verticale negli ultimi sessant'anni. Forse l'umanità non era matura per una curva così ripida e il mondo ne è rimasto stravolto, comunque io per primo non rinuncerei al computer che sto usando adesso, alla lavatrice o ai mezzi di trasporto individuali. Dipende solo dal nostro approccio alla tecnologia contemporanea.
    Ciao

    RispondiElimina
  20. Ciao Oriana (bellissimo nome),
    ho fatto un giro a sud del nord e ho visto cosa fai: ti annuncio ufficialmente che sei entrata nella mia personale lista di Miti Viventi! Complimenti per la tua scelta.
    Vorrei commentare il tuo commento in quanto spunto di interessanti divagazioni, ma per il momento ti prego solo di non rispondere mai "brava Serena, sono d'accordo con te". E' dal confronto di idee diverse che nasce il dibattito e solo il dibattito permette la crescita personale e crea le basi della democrazia. Solo nei regimi totalitari si è costretti a non dissentire mai.
    Finché possiamo permetterci la libertà di parola, libestà che in in Italia si sta trasformando in un lusso, esprimiamo le nostre opinioni. Non a caso questo è uno dei post più interessanti di questo blog: per la quantità e la qualità di commenti che ha suscitato, per il confronto che ha fatto nascere.
    P.S. una curiosità: è vero che può capitare di incontrare alci ubriache perché hanno mangiato mele fermentate?
    ciao

    RispondiElimina
  21. Era tanto che non passavo di qui, perché ho fatto una lunga pausa dal pc, e mi ritrovo con questo magnifico post gli occhi.
    Grazie!
    Proprio ieri riflettevo sul quanto sono stufa di sentirmi dire "beata te!" o " che fortuna!", quando si parla del fatto che non lavoro e che da 5 anni faccio la mamma e casalinga a tempo pieno. Certo, un privilegio ce l'ho: ed è quello di avere un compagno di vita che crede che nella lentezza e nella sobrietà risieda gran parte della nostra ricchezza.
    Siamo una famiglia dal reddito basso, ma abbiamo deciso di dare la priorità alla qualità e non alla quantità.
    Di autoproduzione, baratto e prestito facciamo i nostri alleati più grandi ed il tempo è la ricompensa più preziosa che riceviamo.
    Tempo per stare con i nostri figli e per crescerli senza dover delegare la loro educazione ad altri, tempo per noi, tempo per leggere, tempo per l'orto, tempo per il pane, tempo per passeggiare. Tempo per riflettere sull'impatto delle nostre vite su questo pianeta e per compiere scelte critiche e consapevoli. La frenesia e gli orologi sono nemici del pensiero.
    Ma questo mondo è crudele e per remare contro occorre forza. Nel mio caso la forza la trovo nella famiglia. <3
    ...e nell'aver eliminato dalla mia vita la tv da ormai 10 anni. :)
    Un fortissimo abbraccio
    e buona decrescita!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao Vale! Che piacere averti qui :-)
      Come stai? Come sta la tua bellissima panciotta? :D
      Sai già quanto ti stimo come persona e come mamma e penso che, proprio in questa epoca in cui i bambini sono così sotto pressione e davvero poco compresi dalla società in cui viviamo, una scelta come la vostra sia essenziale per crescere individui consapevoli e davvero liberi! E i bimbi di adesso sono la speranza per il nostro futuro e quello del Pianeta stesso, perciò mi auguro che sempre più famiglie si rendano conto di quanto è importante fare una scelta come la vostra e che le cose davvero importanti nella vita sono quelle che hai elencato tu.....il tempo, gli affetti, la qualità della vita e la sobrietà!
      Hai perfettamente ragione, per remare contro occorre tanta forza, ma ciò che si guadagna vale davvero la pena!
      Un grandissimo abbraccio anche a te e alla tua meravigliosa famiglia <3
      Serena

      Elimina
  22. Sai già quanto io sia pienamente d'accordo su tutto quanto hai scritto, soprattutto non riesco a capire come si possa misurare il benessere di una società quantificando i suoi consumi.... boh!
    Ma io ho ancora molta strada da fare; innanzitutto trovare più tempo per attuare le strategie che hai proposto e anche, lo ammetto, non cadere nella pigrizia quando questo tempo non è poi così poco.
    Dani

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Abbiamo tutti molta strada da fare, Dani! Non è sempre facile trovare il tempo o anche solo vincere la pigrizia......pensa che io è da un mese che ho finito il detersivo per la lavatrice (che faccio io con il mio sapone di marsiglia e il bicarbonato) e ancora non sono riuscita a farlo....o per un motivo o per l'altro....e così sto usandone uno acquistato già pronto, anche se ecologico! Ma sai, ho anche capito che non ha senso neanche colpevolizzarsi troppo per ciò che non si fa......l'importante è fare sempre il meglio che si può in quel momento :-)

      Elimina
    2. Esatto Roberto.....il PIL calcola il benessere delle multinazionali più che delle persone :-)
      .....dovremmo imparare a capirlo finalmente e fregarcene del PIL

      Elimina

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...